«Mare fuori», la terza stagione a Napoli di una serie da esportazione

«Mare fuori», la terza stagione a Napoli di una serie da esportazione
di Alessandra Farro
Sabato 6 Agosto 2022, 10:00
4 Minuti di Lettura

Storie d'amore, tradimenti, litigi che sfociano in risse violente, ma anche legami di amicizia e grandi prove di coraggio: a Napoli si gira, sotto il solleone, la terza serie di «Mare fuori», in onda in prima serata su Raidue e adesso anche su Netflix, diventata nel giro di un paio d'anni un piccolo fenomeno seriale, raggiungendo un vastissimo pubblico nazionale, dai bambini di 10 anni ai sessantenni: tutti fan del gruppo di ragazzi detenuti nell'Istituto di Pena Minorile di Napoli (IPM), liberamente ispirato al carcere di Nisida, da qui il titolo, come ricorda anche la canzone della sigla, «O mar for» cantata da Matteo Paolillo, in arte Icaro, salernitano classe 95, che nella serie interpreta Edoardo: «Aret e sbarr, sott o ciel ce sta o mar for». E perdonateci per il napoletano contratto, ma gli autori del brano lo scrivono così.

La storia dei giovani detenuti nasce dall'incontro di Carmine Di Salvo detto «o Piecuro» e Filippo Ferrari «o Chiattill'», il primo nato in una famiglia di camorristi napoletani, l'altro un pianista della borghesia milanese.

Arrestati lo stesso giorno per omicidio, si ritrovano a fare i conti con gli altri detenuti. Così, dalle loro storie di partenza si diramano quelle degli altri reclusi, in un intreccio che lega e slega sia i giovani sia gli adulti che lavorano nell'istituto. 

Ogni stagione è divisa in sei puntate da due episodi ciascuna, per un totale di 12 episodi e, mentre si gira la terza, diretta da Ivan Silvestrini tra la base navale della marina militare al molo San Vincenzo (usato al posto della vera Nisida) e il centro storico di Napoli, i produttori di Picomedia hanno già confermato la quarta stagione, dopo che Francia, Germania, Scandinavia, Spagna e Israele hanno comprato i diritti delle prime due.

Ieri e l'altro ieri set a cielo aperto tra piazza Carità e piazza Monteoliveto, ma senza i volti noti dei protagonisti Carolina Crescentini, Valentina Romani e Carmine Recano. Si tratta di new entry della terza stagione: ragazzi che entreranno nell'IPM di Napoli oppure esterni al centro di detenzione? La scena a Monteoliveto, che vede i giovani aggirarsi in piazza in maniera minacciosa, come se stessero cercando di compiere un attacco ad un altro clan, sembrerebbe suggerire la prima ipotesi. Intanto i fan sui social impazzano alla ricerca di spoiler: c'è chi ipotizza che «o Chiattill» (nel ruolo Nicolas Maupas) possa morire, perché su Instagram è circolata una foto della troupe della serie che saluterebbe l'attore, per non dire delle scene con un carro funebre girate nei pressi del porto qualche settimana fa. 

«Il successo della serie è stata una sorpresa per tutti», confessa Roberto Sessa, fondatore della Picomedia. «Mare fuori sta avendo un grande seguito non soltanto nazionale, ma anche internazionale. Abbiamo creduto nel progetto fin dal primo giorno e abbiamo lottato per tre anni perché vedesse la luce. Eravamo convinti che in Italia mancassero attori young adult e avevamo ragione. Abbiamo preso spunto da Nisida perché ci piaceva il contrasto tra un mondo di costrizione come il carcere e il posto meraviglioso in cui è situato. E abbiamo puntato su giovani attori presto entrati nel cuore della gente. Oltre che su Napoli, che fa la differenza». 

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Carmine Di Salvo «o Piecuro» (nel ruolo Massimiliano Caiazzo, 23 anni, di Napoli), Pino (Artem Tkachuk, 22 anni, di Afragola), Ciro Ricci (Giacomo Giorgio, 24 anni, napoletano), Gianni «Cardiotrap» (Domenico Cuomo, 18 anni, di Gragnano), Totò (Antonio Orefice, 27 anni, napoletano), Serena Rizzo (India Santella, napoletana di 24 anni), Silvia Scacco (Clotilde Esposito, 25 anni, di Napoli) e Teresa Polidori (Ludovica Coscione, 23 anni, napoletana) sono soltanto alcuni dei personaggi che popolano il carcere di «Mare fuori». Molti di loro hanno debuttato nella serie.

«Abbiamo riscontrato dei problemi all'inizio, perché parlavamo di carcere minorile su una tv generalista in prima serata», ricorda Sessa: «Non è stato facile proporre l'idea, ma abbiamo avuto degli interlocutori che non si sono lasciati intimidire, come il capostruttura Rai Michele Zatta. Adesso abbiamo costruito una base salda e abbiamo un cast di giovanissimi motivati, non dobbiamo fare altro che continuare così. Ci auguriamo che Mare fuori possa continuare per molte altre stagioni, valicando sempre di più i confini nazionali». 

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