Tananai dall'ultimo posto di Sanremo al successo: ​«Compongo da produttore, gli arrangiamenti vincono»

«Sono un duetto con Renato Zero o con Vasco Rossi»

Tananai, al secolo Alberto Cotta Ramusino
Tananai, al secolo Alberto Cotta Ramusino
di Andrea Spinelli
Lunedì 28 Novembre 2022, 12:00
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Il meme in cui Amadeus lo inserisce tra i vincitori di Sanremo Giovani, spalancandogli le porte del Festival, Tananai se lo porta ancora nel telefonino «perché è quello il momento in cui ho traversato al linea d'ombra», assicura «con la netta sensazione che alla mia vita stesse accadendo qualcosa di grosso». Difficile dagli torto, visto che nel giro di due mesi s'è ritagliato un posto tra i protagonisti della scorsa edizione centrando un ultimo posto che vale il primo. O forse il secondo, va. Quella venticinquesima posizione (che s'è fatto tatuare pure su una coscia) colta con «Sesso occasionale» infatti l'ha spinto prima verso una serie di singoli fortunatissimi, compreso il tormentone estivo «La dolce vita» con Fedez e Marta Sattei, e ora «Rave, eclissi», primo album di inediti dopo l'ep «Piccoli boati» del 2020, suoni pop, più accelerato nella dimensione «rave» di pezzi come «Piccola gabber», più melodici in altri momenti. «Non riesco a ragionare troppo sulle cose perché se lo faccio mi perdo», dice ora il cantautore milanese, al secolo Alberto Cotta Ramusino, 27 anni, che il 5 maggio 2023 varerà sul palcoscenico della Casa della Musica Federico II il suo nuovo tour nei locali. «Quindi nello scrivere canzoni sono molto libero e istintivo». 

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Il titolo a cosa si deve?
«Con Rave, eclissi mi sono dedicato una ninnananna.

Da piccolo mi facevano paura perché le associavo all'abbandono, al fatto che mia madre me le cantava per farmi addormentare e lasciarmi. L'ho scritta per la mia ragazza. Mi vuole bene e questo è stato il primo modo di comunicarle quel che provo. Amo molto, infatti, sia i rave che le eclissi».

Perché?
«Il rave a cui ho pensato non è quello illegale, ma una situazione in cui la musica ti fa viaggiare liberando il linguaggio del corpo dai codici e dalle convenzioni quotidiane. La stessa sensazione che ho provato guardando l'eclissi coi miei amici, eravamo in gruppo ma ognuno solo con sé stesso quasi schiacciato dall'immensità di quell'universo che ti spinge a guardarti dentro per provare a conoscerti un minimo. Un po' quel cielo stellato sopra di me e la legge morale in me di kantiana memoria».

Dei rave ultimamente si è parlato molto.
«Una maledizione cinese dice: che tu possa vivere tempi interessanti. Ma è anche vero che nei tempi interessanti si evolve e ci si conosce meglio. Forse sui rave è stata presa una decisione repentina dettata un po' troppo dall'ansia di prestazione dall'istintività del momento. E sebbene consideri l'istinto un alleato del nostro vivere, penso che per decidere su questo argomento del genere si dovesse partire da un dialogo. Concordo sui motivi di sicurezza, meno sulle motivazioni, dietro cui trovo una retorica un po' da bar».

Che approccio ha con la musica?
«Compongo ragionando da produttore, ovvero già col vestito giusto e non penso ad arrangiarla in un secondo momento. Se tolgo alla mia musica la spontaneità, l'istintività è finita».

Ma ad Amadeus un pezzo per il prossimo Sanremo lo ha mandato?
«Mi hanno detto che annuncerà i nomi solo il 4 dicembre, quindi un po' di tempo per mandarglielo ancora ce l'ho».

«Quelli come noi» aspira ad essere un inno generazionale, ben diverso dall'omonimo pezzo di Claudio Lolli. Ma, a proposito di generazioni: visto che nel disco ospita Ariete e le piacciono le collaborazioni, nel caso andasse a Sanremo con chi le piacerebbe mischiare le carte?
«Con Renato Zero... o con Vasco Rossi. Anche se il sogno sarebbe stato, forse, Battiato». 

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