Giochi del Mediterraneo, argento
per il judoka napoletano D'Arco

Vincenzo D'Arco
Vincenzo D'Arco
di Diego Scarpitti
Domenica 1 Luglio 2018, 18:15
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Degna chiusura. Judo napoletano in festa ai Giochi del Mediterraneo. A Tarragona Vincenzo D'Arco (+100 kg) si fa valere e strappa la medaglia d’argento. Spedizione azzurra vincente, prima nel medagliere, grazie anche ai successi di Edwige Gwend, che ha trionfato nei 63 chilogrammi, il bronzo riportato da Fabio Basile, impegnato nell’esame di maturità prima della partenza per la Spagna, l’argento di Carola Paissoni arrivato nei 70 chilogrammi e il terzo posto conquistato da Nicholas Mungai (90 kg). Silver medal pure per Miriam Boi, legata sentimentalmente a D’Arco. Doveroso il bacio post finale tra i due, quale miglior modo di festeggiare il prestigioso risultato internazionale.

«Sono felicissimo: è la mia prima medaglia importante nella mia nuova categoria». Nel 2013 a Mersin D’Arco mise al collo il bronzo (100 kg). Progressi evidenti rispetto a cinque anni fa. «Livello molto alto, sono contento della medaglia presa. Ho combattuto con gente che pesava oltre 150 kg. C’è ancora da lavorare: mi chiamano il peso massimo leggero». Piacevoli contraddizioni. Esperienza certamente da ricordare e dalla quale ripartire per i prossimi obiettivi. 
 
 

Battuto in finale dal serbo Zarko Culum, avversario impegnativo non solo per le dimensioni, l’atleta delle Fiamme Gialle era approdato alla sfida decisiva, imponendosi sullo spagnolo Angel Parra Labajos, supportato dal tifo di casa, dopo aver superato ai quarti l'algerino Mohamed El Amine Tayeb e rifilato tre shido al turco Feyyaz Yazici.

«Enzo ha affrontato la categoria dei massimi senza paura, mostrando superiorità tecnica rispetto ai giganti che si è trovato di fronte. Sta svolgendo un grande lavoro di costruzione fisica, per colmare il gap di peso. Diamo tempo al tempo», ha dichiarato il coach Francesco Bruyere.

Inizi alla Star Judo Club con il maestro Gianni Maddaloni, quando torna a Napoli D’Arco si allena alla Nippon Club. «Sono nato in un quartiere difficile, a Miano, ad 1 km da Scampia. Solo grazie alla mia famiglia sono riuscito  a intraprendere una vita sana tra sport e scuola, senza cascare nel vortice della malavita», racconta il classe ’90 alla seconda partecipazione dei Giochi a tre anelli. «La medaglia di Tarragona é solo l’inizio. Voglio ringraziare la mia famiglia, la mia ragazza e il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, che mi sono sempre stati vicini. Punto a Tokyo 2020». Sogni a cinque cerchi per il finanziere napoletano. Dalla Spagna al Giappone sempre con un unico pensiero fisso.
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