Ramsey, il piccolo Rambo:
il neo bianconero prenota il bis

Ramsey, il piccolo Rambo: il neo bianconero prenota il bis
di Pino Taormina
Giovedì 18 Aprile 2019, 07:00
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Il professor Wenger, che più che allenatore nell'ultimo decennio era diventato una specie di talent scout, per convincerlo a dire di sì all'Arsenal lo mandò a prendere con un jet privato a Cardiff. Era il 2008. Undici anni dopo, Aaron Ramsey lascia l'Arsenal a parametro zero ma nessuno lì lo chiama traditore o invoca per lui un posto in panchina. Sarà una delle pedine chiave del match di questa sera, così come lo è stato giovedì scorso. Probabile che prenda il posto di Ozil dietro le due punte, oppure resti sulla mediana a tre dove ha fatto a pezzi i vari Allan e (soprattutto) Fabian che sognano una rivincita con colui che il prossimo anno sarà avversario anche in Italia, avendo detto di sì alla Juventus.
 
«Vincere è più dolce di ogni torta», diceva Wenger. Ramsey all'Arsenal non ha vinto nulla. La cura dei talenti di monsieur Arsene spinse il centrocampista a Londra quando aveva appena 18 anni. Oggi avrebbe un valore di almeno 50-60 milioni e Stan Kroenke, il proprietario che viene dal Missouri, dopo aver tentato anche l'impossibile per strappare il rinnovo, ne ha preso atto. La firma con la Juve a gennaio ma per il gallese non si è aperta nessuna porta all'emarginazione o altro. Il calcio va così, di questi tempi. I tifosi dei Gunners ne hanno preso atto e all'Emirates era uno dei più acclamati. Senza ombra di dubbio. Qualcuno lo chiama ancora Rambo, perché a 12 anni prese parte a una rissa e nello spogliatoio lo ribattezzarono proprio come il protagonista dei film di Silvester Stallone. Ancelotti dovrà badare a lui in maniera particolare. Perché ha fatto danni nella gara di andata e perché senza Meret e quella parata sul bolide del gallese (premiata come la parata più bella del turno europeo) questa vigilia sarebbe senza molte speranze per gli azzurri e i suoi tifosi. Personalità da vendere, ma lo si capisce dal modo con cui ha preso in mano l'Arsenal per tutto il tempo. Era al San Paolo nel dicembre del 2013 quando l'Arsenal cadde sotto i colpi del Napoli di Benitez per 2-0. Ma anche quella volta serviva un terzo gol. Che non arrivò.

È uno dei leader e lo sarà anche alla Juventus. È lui che ha mandato in tilt la strategia di Ancelotti nella gara di andata, scappando dalla marcatura di Fabian e facendo ripartire il contropiede dell'Arsenal. Bel rinforzo per i bianconeri, non c'è che dire. Una di quelle operazioni che innalzano l'asticella degli ingaggi perché per prendere Ramsey serviva garantirgli uno stipendio netto di 7,5 milioni di euro. Più di Koulibaly, per intenderci. Sul prato del San Paolo è stato a lungo a colloquio con Emery, quasi a volergli dire quali sono i segreti di questo stadio. Possibile che cambi posizione in mezzo al campo, anche perché l'idea di schierare uno come Ozil, poco propenso alle battaglie, non deve essere in cima ai pensieri di Emery. Poi, tutto è possibile, d'altronde davvero è uno che ricorda Fabregas e a cui un allenatore può chiedere più cose. Ha avvertito quelli che non lo sanno della forza dell'urlo del San Paolo. Un tifoso ha avvertito fuori all'hotel lui e gli altri: «Stasera sarà per voi come un terremoto». Ha allargato le spalle, perché il gallese di vigilie così ne ha già vissute tante. Non ha mai vinto nulla e ha promesso ai fans dell'Arsenal che almeno un trofeo lo porterà a casa prima di andare a vestire la maglia bianconere. C'è un'ultima orribile maldicenza sul suo conto: ogni volta che fa gol, poi muore una celebrità. Robaccia per i tabloid inglesi.
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