«Io, Nicolas Fonseca, un napoletano nel River Plate»

Il figlio dell'ex bomber azzurro ha conquistato il club argentino

Nicolas e Matia Fonseca con papà Daniel
Nicolas e Matia Fonseca con papà Daniel
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Giovedì 28 Dicembre 2023, 10:37 - Ultimo agg. 29 Dicembre, 10:27
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La mitica camiseta bianca con la striscia rossa trasversale lo aspetta tra pochi giorni. Nicolas Fonseca, 25 anni, è il figlio di Daniel Fonseca, il bomber uruguaiano che ha indossato tra le altre le maglie di Napoli, Roma e Juve, e della napoletana Lisa Adamo. «Primo napoletano a giocare nel River Plate». Nato a Napoli il 19 ottobre 1998, si prepara ad entrare nel club con 122 anni di storia, 37 volte campione d'Argentina, vincitore di quattro Coppe Libertadores e una Coppa Intercontinentale.

Nel giorno dell'Epifania il primo allenamento col River Plate a Miami, il 28 gennaio l'esordio contro l'Argentinos Juniors: questo è il suo punto di arrivo?
«Ho raggiunto un traguardo, è il primo di tanti sogni che voglio realizzare.

Dunque, è un punto di partenza. I limiti sono soltanto nella testa di un uomo e io punto a rendere realtà i miei progetti».

Fino a quattro anni fa viveva a Como e giocava in campionati italiani, dalle giovanili del Milan al Novara. Poi cosa è accaduto?
«Poco prima del lockdown mi sono trasferito in Sudamerica perché ho capito che in quei campionati i giovani hanno maggiori possibilità di mettersi in mostra. Ho fatto il percorso al contrario, perché di solito il viaggio è dal Sudamerica in Europa».

Il primo problema del calcio italiano resta il ridotto spazio per i giovani?
«In Italia non danno tempo a un ragazzo, non gli consentono di sbagliare. Ecco perché a un certo punto ho deciso di fare questo cambiamento: non mi sentivo a mio agio, non riscontravo quella fiducia che ho invece trovato nei Wanderers, il club di Montevideo dove ho giocato prima di firmare a metà agosto per il River Plate».

Sarà un peso indossare la maglia di uno dei club più celebri al mondo?
«Un onore. E mi sento pronto per affrontare una fortissima concorrenza, perché nel mio ruolo, quello di centrocampista, ci sono giocatori di grande esperienza e valore».

Centrocampista e non attaccante come papà Daniel: a proposito, pesa il cognome Fonseca?
«No. Essere figlio di un calciatore che ha avuto una carriera straordinaria ha solo aspetti positivi per me come per mio fratello Matias. Lui è non solo il papà che dà consigli: da quando siamo entrati nel calcio professionistico è anche il procuratore che ci assiste nei momenti importanti delle nostre carriere».

Suo padre è stato un attaccante, lei un centrocampista: qual è allora il modello?
«Non ne ho uno, per la verità. Mi piacciono tanti giocatori ma non saprei dire a chi potrei rassomigliare per le caratteristiche tecniche. Penso a seguire la mia strada».

Nato a Napoli e anche tifoso del Napoli?
«Nella famiglia di mia madre sono tutti tifosi del Napoli e anche papà Daniel, che ha indossato questa maglia per dal 1992 al 1994, lo é. Io tifoso di una squadra, a voler essere precisi, non lo sono ma con mio fratello Matias nella scorsa primavera abbiamo festeggiato lo scudetto del Napoli, un evento che ha coinvolto tutti i napoletani, anche quelli che magari seguono poco il calcio. Noi non siamo soltanto nati a Napoli, abbiamo qui le nostre radici. E papà tante volte ci racconta di come ha vissuto quella esperienza da calciatore, della grande passione della tifoseria che abbiamo visto nei giorni del trionfo».

Tra pochi giorni entra nel mondo River Plate e poi?
«E poi, chissà, mi piacerebbe poter rientrare dalla porta principale nel calcio europeo. In Italia, magari a Napoli: nonno Giuseppe vedrebbe realizzato un suo sogno e impazzirebbe di felicità».

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