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De Vito, faro sul tifo violento dopo il raid sulla sua auto

Il direttore sportivo dei Lupi in Procura dopo il raid

Il ds dei Lupi in Questura
Il ds dei Lupi in Questura
di Marco Festa
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 25 Gennaio 2023, 10:15 - Ultimo agg. : 11:20
3 Minuti di Lettura

Le indagini per individuare e punire chi domenica scorsa ha preso di mira l'auto del direttore sportivo dell'Avellino Vincenzo De Vito proseguono a ritmi serrati. Anche ieri mattina il dirigente avellinese ha raggiunto la Questura dal capoluogo irpino per continuare a collaborare con gli uomini della Digos, per fornire ogni ulteriore elemento e dettaglio su ciò che è accaduto nel passato più o meno recente.

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Colloqui su colloqui per raccontare anche ciò che, magari, era stato sottovalutato in precedenza: dai potenziali segnali intimidatori alle minacce più o meno esplicite. De Vito ha continuato a sottoporre all'attenzione degli inquirenti ogni possibile particolare che si auspica possa essere utile ad assicurare in tempi celeri alla giustizia chi ha causato molto più che ammaccature, graffi lungo le fiancate e rottura degli specchietti della sua Mercedes. Quella vettura che De Vito aveva affidato a sua moglie salutandola per partire alla volta di Messina con la squadra biancoverde. Lo shock procurato alla consorte di De Vito, l'agitazione e la preoccupazione con cui la sua famiglia convivono ormai da tempo non sono ovviamente inferiori al valore economico che sarà necessario per riparare l'autoveicolo contro cui è sempre più verosimile sia scattato un raid dopo la sconfitta dell'Avellino a Messina. La certezza, al momento, è che De Vito ha presentato denuncia per danneggiamento contro ignoti ed è stato aperto un fascicolo.

In campo è scesa decisa a stringere i tempi per fare chiarezza pure la Procura, che era stata informata tempestivamente di tutte le componenti che hanno contribuito a creare un clima pesante intorno al direttore sportivo. Perché De Vito si era già cautelato a tal proposito, pur evitando clamori mediatici, presentando a tempo debito una serie di querele. Si lavora in maniera capillare per valutare, come anticipato, se sussistano i margini per il configurarsi del reato di istigazione alla violenza nei confronti del ds. Alle spalle, infatti, ci sono lunghe settimane scandite da un'atmosfera decisamente pesante, di cui ha parlato apertamente, come noto, Gilda Di Gennaro attraverso il profilo facebook condiviso con suo marito: «Veniamo, purtroppo, da mesi di ripetuti e insistenti attacchi pubblici e privati dove l'offesa di natura personale sostituisce la critica, talvolta giusta e costruttiva. Bisogna sempre condannare l'odio sotto forma di violenza, che sia essa fisica o verbale e, soprattutto, ricordare che l'istigazione alla stessa ne è la prima e unica mandante».

Parole, invettive, epiteti espressi a cuor leggero, nel contesto di una piazza calda che si alimenta pure di quei dibattiti con derive spesso vergognose sui social, che potrebbero aver fomentato gli istinti malsani di qualche delinquente stimolandolo a passare dalle parole ai fatti. Fatti non tollerabili in risposta ai quali sarà applicata la linea della tolleranza zero.
Come ampiamente previsto sono state acquisite le immagini delle telecamere nei pressi della zona dell'assalto, vicina al centro commerciale Tuka, in pieno centro città. Lì, intorno alle 13, era stato parcheggiato il Crossover Suv da poco acquistato e immatricolato e sempre lì è stato rinvenuto a margine delle attenzioni che gli erano state riservate. Bocche cucite da parte degli inquirenti, ma sembra sempre più lontana l'ipotesi che si tratti del gesto di un folle sconsiderato, rivolto nei confronti di un mezzo a caso. Sarebbe sempre più battuta, di pari passo, la pista che condurrebbe a soggetti vicini all'ambiente del tifo biancoverde con attenzione rivolte anche a soggetti destinatari di Daspo. Vige, però, il massimo riserbo in merito a chi è al centro delle analisi e degli approfondimenti portati avanti da chi sta investigando sulla vicenda così come sulla potenziale convocazione, per fornire testimonianze, di chi vive o lavora nei pressi del luogo del misfatto. Intanto, per garantire sicurezza e tutela alla famiglia De Vito è stato deciso di procedere all'attivazione della vigilanza dinamica radiocontrollata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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