Milik, il crac è alle spalle
Nel mirino c'è l’Atalanta

Milik, il crac è alle spalle Nel mirino c'è l’Atalanta
di Pino Taormina
Lunedì 20 Febbraio 2017, 08:21
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Verona. Sette minuti con il Real Madrid; altri diciannove con il Chievo; magari titolare con l’Atalanta. Ci siamo, Milik è risorto. Sì, non è ancor quel fulmine di guerra che ha impressionato tutti nei primi giorni d’azzurro, con la doppietta al Milan e poi quella alla Dinamo Kiev, ma il polacco è stato restituito al calcio. È trascorso quasi un girone di campionato da quando ha giocato l’ultima volta da titolare: era a Bergamo, il 2 ottobre. Quattro mesi e mezzo dopo, ecco il suo ritorno in campionato. Col Chievo, all’andata, andò in panchina lasciando spazio al triste Gabbiadini: quattro giorni dopo, al Benfica, Milik ha segnato l’ultimo gol con il Napoli prima dello stop. Il lungo stop.
Col Chievo ha sfiorato persino il gol, quando Callejon ha crossato e lui per una frazione di secondo, per una questione di centimetri non è riuscito ad incrociare il traversone. È sceso in campo nel momento di massima sofferenza degli azzurri, col Chievo in pressione: e lui non si è perso d’animo, ha combattuto, stretto i denti, dato una mano a centrocampo. Si è capito che è guarito, anche nella testa, quando è entrato in scivolata su Hetemaj a centrocampo per rubargli una palla e far ripartite il contropiede. D’altronde, in queste poche giocate già ha fatto meglio (e non di poco) di Pavoletti che invece è partito dall’inizio ma ha assai deluso. Milik non ha la mente rivolta al passato ma è proteso verso il nuovo che lo attende. Ha una grande voglia di recuperare il tempo perduto e quindi non si ferma ai ricordi. Ha un obiettivo nella sua testa: vuole essere titolare il 7 marzo con il Real Madrid. O meglio, vuole essere pronto per quel giorno e offrire a Sarri un’alternativa a Mertens e al tridente dei piccoletti che tante faville ha fatto fino ad adesso. Il polacco è rimasto in campo il tempo di alimentare la straripante voglia di normalità che ha inseguito mese dopo mese da quando i legamenti hanno fatto crac, in spasmodica sintonia con i tifosi del Napoli che lo hanno aspettato con incrollabile fede. Milik è rimasto turbato dalla ricaduta di Florenzi: il romanista si è fatto male negli stessi giorni del polacco. Ma non vuole più pensare a quell’infortunio che è figlio solo della sfortuna. E nient’altro. Perché è stato provocato da un movimento da nulla.

Contro il Chievo, dunque, è ancora un pomeriggio di resurrezione. In attesa del ritorno al gol. Lui non vede l’ora che arrivi quel momento, il suo vero ritorno alla normalità per un attaccante. Ma in ogni caso il peggio è alle spalle: ora è solo una questione di condizione, di forma fisica. Milik ha vinto la sua partita: quella in cui ha dovuto fare i conti con il fardello dei timori, la voglia di farcela alla svelta, ascoltando quello che accadeva dentro ai suoi muscoli. Il suo regno lo ha riconquistato. E il suo regno è il prato.
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