De Laurentiis al Business of Football Summit di Londra: «La Juventus fuori dal mondiale per club!»

«Sono stati puniti dalla Uefa ed estromessi dalle coppe»

Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 1 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 19:59
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Vendette, dispetti, polemiche. Napoli-Juventus si avvicina ed è da sempre la madre di tutte partite. I veleni sono senza fine, da Higuain e Giuntoli all'arbitraggio di Orsato. 55 mila spettatori sugli spalti e ci pensa De Laurentiis a infiammare la vigilia, provando a incenerire i sogni dei bianconeri di approdare al Mondiale per Club in programma nel giugno 2025. Aurelio De Laurentiis va all'attacco al Business of Football Summit del Financial Times a Londra. «Mi spiace per la Juventus, ma sono stati puniti dalla Uefa ed estromessi dalle coppe questa stagione: se dovessimo battere il Barcellona e poi fare una vittoria o un pareggio nei quarti di finale, di diritto dovremmo andare noi al Mondiale per club. Ma ritengo che tocchi a noi andarci a prescindere, perché se la Juve è fuori dalle coppe europee non dovrebbe essere ammessa al Mondiale per club. Fermo restando che questa competizione creerà mille problemi per il successivo campionato nazionale (si gioca per 30 giorni a giugno negli Stati Uniti, ndr)». Il ragionamento è legato ai punti assegnati dall'Uefa alla Juventus nella stagione in cui, poi, è stata punita per le violazioni al fair play finanziario. Se passasse il ragionamento di De Laurentiis, anche Manchester City e Chelsea rischierebbero, visto che ora sono sotto inchiesta da parte dell'Uefa. 

Per dare a tutti l'impressione di saperne una più del diavolo, il 73enne presidente del Napoli svela anche «che io per primo avevo capito le potenzialità di Haaland e lo volevo portare a Napoli offrendo 50 milioni al Salisburgo (forse ricorda male, la clausola rescissoria era di 20 milioni e la pagò il Borussia Dortmund, ndr) ma Raiola mi chiamò da parte e mi disse di togliermi di mezzo perché aveva altri disegni per il norvegese».

Poi, invitato a farlo, illustra la sua ricetta per aiutare il calcio: «Se vuoi recuperare pubblico devi andare in diretta tv gratis. E tu come imprenditore devi essere quello che sa raccogliere una pubblicità gigantesca. E conta anche come fai vedere il calcio. Non solo negli stadi, che in Italia sono fatiscenti e non confortevoli per il pubblico. Parlo anche della tv: non è possibile che in Formula 1 le immagini mi facciano quasi credere di essere al posto del pilota e nel calcio non sia così? Il nostro è un grande circo in cui non puoi ribellarti». Insiste con la storia del calcio malato. «Perché lo è? Perché campionati e squadre non sono in grado di competere dal punto di vista finanziario. In questo modo, i campionati non sono produttivi abbastanza. E non lo sono neppure le coppe europee se poi tutte le squadre sono indebitate. Quindi non è questo un calcio sostenibile. Siamo schiavi di alcune istituzioni che hanno bloccato lo sviluppo». 

Bernd Reichart il ceo di A22 è stato ospite al Maradona nella notte del Barcellona. E ha un po' gelato i sogni di grandezza di De Laurentiis, parlando del Napoli come potenziale club da inserire in seconda fascia nella nascente Superlega. Ammesso che veramente emetta qualche vagito il progetto. Motivo per cui, De Laurentiis frena ancora. «Dieci anni fa proposi un campionato europeo. Il modello Champions coi sorteggi non mi piace, io voglio giocare contro tutti e quindi voglio fare un campionato vero, ma europeo e non nazionale. Poi è venuta fuori la Superlega. A me è servita perché in quel momento ero contrario ai fondi, così dissi ad Agnelli di votare contro, per mandare a fondo il fondo. Alla Superlega sarò favorevole se sarà in grado di dare risulato al merito». Ultimo delicatissimo pensiero per i procuratori: «Sono il cancro del calcio». Ma anche sotto questo aspetto, nulla di nuovo. 

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