Insigne sostituito e nervoso:
«Non ero cotto, ce la facevo ancora»

Insigne sostituito e nervoso: «Non ero cotto, ce la facevo ancora»
di Pino Taormina
Lunedì 4 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 08:01
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«Ce la facevo ancora, ce la facevo ancora». Lorenzo Insigne non perde il vizio. Ogni volta che viene sostituito, proprio non riesce a non prendersela. Anche adesso, anche con Spalletti continua nella sua tradizione. Anche se questa volta non è sembrato un battibecco ma davvero solo una frase messa lì da chi sapeva che era in corso una battaglia e non voleva tirarsi fuori. «La prossima volta gli faccio giocare tutta la partita», scherzerà Spalletti a voler smorzare ogni cosa. Come d'altronde è giusto che sia. Però, Lorenzo un po' per vizio ce l'ha quello di non uscire e basta. D'altronde, quest'anno è stato sempre titolare anche se è stato sempre sostituito, tranne che col Genoa. Forse gli ha pesato anche la scelta di giovedì, quando dopo il rosso a Mario Rui a essere cambiato (diciamolo, un po' a sorpresa) è stato proprio il capitano. La fibrillazione tra i due è durata il tempo di andarsi a sedere in panchina: perché poi da lì a iniziato a sostenere i compagni, a gridare suggerimenti e a fare il capitano-non giocatore. E poi alla fine si è anche goduto la festa sotto la Curva dei tifosi napoletani. Ma quel vizietto, però, proprio non vuole toglierselo. Una costanza. Deve avere una allergia ai cambi, povero Lorenzo. Pazienza. È sempre solo una frazione di secondo, un momento: poi si siede in panchina, e da lì vede la fine della gara. Anche ieri solo carezze a fine partita, anche da parte del ds Giuntoli. 

Forse è un modo per suggellare un rapporto, quello di fare il muso quando esce dal campo: lo ha fatto con Gattuso, quando lo sfidò con uno sguardo severo al momento di un cambio in un Napoli-Spal, subito dopo la vittoria della Coppa Italia. Ma è successo lo stesso anche in Europa, quando durante la sfida all'Arsenal Carletto Ancelotti prese e lo fece uscire dal terreno di gioco. Fulmine e saette. Per non parlare dei duelli rusticani con Maurizio Sarri. Che è tutto il contrario di Spalletti. Altro che coccole: in due occasioni, Atalanta e Juventus, lo riprese prima pubblicamente («vatti a sedere») e poi anche dopo, davanti a tutti perché Sarri è sempre stato sanguigno e rancoroso. «Deve stare zitto, quando esce dal campo deve imparare a stare zitto».

Dai, in fondo non ha fatto davvero nulla di male. E peraltro stava anche giocando bene, nonostante il rigore sbagliato, il secondo in questo campionato. Un errore a cui ha rimediato Lozano, non certo come quello di Reggio Emilia in Supercoppa che gli ha pesato a lungo. Insigne da oggi è con la Nazionale ad Appiano Gentile, a inseguire la Nations League, con l'Italia che affronta la Spagna. La maglia dell'Italia se la sente addosso come quella del Napoli.

 

Dunque, non ci sarà lui a Roma, nei prossimi giorni, per il primo vertice vero e proprio con al centro l'argomento rinnovo. «Una grande soddisfazione, 7 vittorie su 7 sono una prova di forza importante. Complimenti a tutti!», scrive su twitter il presidente Aurelio De Laurentiis rompendo un lungo silenzio social. Il patron e Vincenzo Pisacane si sono dati appuntamento a metà di questa settimana, alla Filmauro, per iniziare a discutere del prolungamento del contratto. Di cifre, nell'aperitivo di giovedì, ancora non si è parlato. De Laurentiis ha solo voluto sapere se già c'erano intese con altri club (e Insigne non si è promesso ancora a nessuno a parametro zero) e ha illustrato quella che è la situazione attuale del Napoli che punta, nel 2022, a centrare un obiettivo che questa estate non è stato centrato: abbattere il monte ingaggi, portarlo almeno a 70-75 milioni di euro. Il capitano non vuole essere l'unico a dover fare sacrifici, ma sicuramente dovrà essere il primo: perché vanno discussi un bel po' di questione economiche e l'idea attorno a cui lavorare è quello di ipotizzare due diversi stipendi, a secondo se si arriva o meno in Champions. Perché lo spartiacque azzurro resta il ritorno in Champions che manca da due stagioni. Ed è fondamentale anche nella definizione degli ingaggi che vanno rinnovati. D'altronde, la pandemia ha trasformato il calcio italiano e solo le scelte di gestione di De Laurentiis stanno evitando i profondi rossi di Inter, Juventus e Roma. Il Napoli ha chiuso in perdita l'ultima stagione, ma non con quei deficit-record. Ed è per questo che il primo posto del Napoli di De Laurentiis ha un sapore ancor più speciale. 

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