Dicono che abbia la valigia sul letto, ma di sicuro non l'ha preparata lui. L'unica che ha fatto è per tornare in Senegal a giocare con la sua nazionale e poi per un po' di vacanza. Ma è pronto a tornare al Napoli, altro che lista di sbarco. Non ci pensa affatto, Kalidou Koulibaly, ad andarsene da qui. Se poi, per ragion di stato (leggi, le casse del club azzurro) dovrà essere ceduto, non si opporrà. Ma il difensore non cerca casa altrove. Anzi. Ha confermato ogni cosa per il prossimo anno: la scuola per i bimbi, la casa a Posillipo e così via. Ma sa bene che le luci sul mercato puntano su di lui e anche gli indizi sulle sforbiciate al monte-ingaggi lo vedono con i riflettori puntati: ha lo stipendio più alto di tutti, circa 6 milioni di euro che fanno 12 milioni di euro per il datore di lavoro che sullo stipendio ci paga le tasse. Dunque, tagliare questo stipendio significa avvicinarsi di molto a quella quota 80 milioni che sembra essere una delle mission estive di De Laurentiis. Ovvero passare dagli attuali 97 milioni (da luglio sono fuori Bakayoko, Hysaj e Maksimovic) per l'appunto a 80 milioni di euro. Vi riuscirà? Lo scorso anno non ce l'ha fatta. E Koulibaly è rimasto con Gattuso. E lo stesso discorso è stato fatto a Spalletti: se arriva l'offerta, il difensore senegalese andrà via. E Lucianone ha dato, ovviamente, il suo assenso. Anche perché non ha certo il potere di fermare una decisione presa da tempo. Non dovesse partire, Koulibaly sarà tra i primi ad aggregarsi con il nuovo Napoli, il 13 luglio a Castel Volturno.
Non sarà Koulibaly a chiedere di andare via. Non sarà il difensore a portare offerte. Lui vuole restare a Napoli. E quei 105 milioni offerti dalla Premier e rifiutati nell'estate del 2019 resteranno, probabilmente, uno dei grandi bocconi amari di De Laurentiis. Che la scorsa estate ha atteso inutilmente che qualcuno si facesse sotto per il suo gioiellino senegalese.
«Per questo dobbiamo lottare contro il razzismo ogni giorno senza fermarci mai», ha scritto Koulibaly su Instagram pensando a Seid Visin. Un modo per dire, anche senza conoscere i retroscena del dramma, che quando c'è di mezzo la parola razzismo, il difensore senegalese sa sempre che c'è da combattere una battaglia. D'altronde, quelle che da sempre fa lui.