«Il mio Maradona», sette anni d'amore in centoventi scatti

Il libro «La foto con Dios» di Rainone

Una foto dal libro
Una foto dal libro
di Francesco De Luca
Mercoledì 28 Giugno 2023, 08:10 - Ultimo agg. 16:26
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Soltanto qui poteva accadere. Il terzo scudetto, vinto dopo 33 anni di saliscendi e sogni (dal fallimento ai quattro secondi posti della gestione De Laurentiis), è stato anche il terzo per Maradona. Perché non solo la tifoseria ha voluto affiancare la sua immagine a questo trionfo: lo hanno fatto gli azzurri di oggi e il loro allenatore Spalletti, che il 4 maggio - la notte della gloria a Udine - sottolineò la presenza di Diego in questa indimenticabile stagione. Lui è qui, sui murales e anche in tante case delle famiglie napoletane che hanno custodito come reliquie le foto scattate dal fianco del Pibe nei suoi sette anni.

E quelle testimonianze sono diventate un libro: «La foto con Dios Napoli 1984-1991», realizzato dal fotografo documentarista Carlo Rainone, nato a Palma Campania nel 1989, l'anno della Coppa Uefa. È stato realizzato dall'editore «ilSaggiatore» un volume che racconta non una storia ma tante. Le foto sono 120 e il lavoro di Rainone è stato certosino e non agevole. Scrive, infatti, nella prefazione: «Vista l'importanza inestimabile delle reliquie, la gelosia con cui vengono custodite e la volontà da parte dei possessori di non separarsene, ho dovuto ideare per l'occasione un servizio di scansione a domicilio per incontrare uno a uno tutti i possessori e raccogliere delle brevi interviste per ricostruire la storia dietro ogni scatto. Il risultato finale è una testimonianza di antropologia religiosa, oltre che fotografica, che racconta della sconfinata devozione di un popolo per il più grande calciatore di tutti i tempi».

Gli scatti di Maradona (o con Maradona) saranno miliardi nel mondo, da quelli realizzati con la macchina fotografica ai selfie. Abbiamo visto Diego al fianco di pontefici, capi di stato, re, ricchissimi industriali e businessman, altri campioni. La particolarità di questo libro è che vi sono quasi tutte facce comuni: uomini, donne e bambini che sorridono perché hanno realizzato l'impresa di sistemarsi accanto all'uomo dei sogni per qualche indimenticabile secondo. I personaggi celebri sono pochi. Il maestro Sergio Bruni, che cantò "Carmela" per Diego, una delle canzoni che il Capitano amava di più: Rainone ha avuto quello scatto da un calzolaio di Villaricca, dove nacque nel 1921 Guglielmo Chianese, che scelse poi il nome d'arte Sergio Bruni. Il pilota di Formula 1 René Arnoux, che incrociò il Pibe al Motorshow organizzato nella Mostra d'Oltremare da Antonio Carrotta, che al capitano del Napoli donò una Honda Africa Twin, moto enduro, per la sua partecipazione. Beppe Bruscolotti, al fianco dell'amico in un club di tifosi a Poggioreale e all'inaugurazione della loro scuola calcio.

Careca (sulle nevi di Roccaraso) e Alemao (a un evento dell'azienda municipalizzata dell'acqua).

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Poi, napoletani residenti a Napoli ed emigrati. E una tifosa giapponese, Michiho Ando, che fece il primo viaggio per conoscere Diego nel settembre 87, entrando - senza biglietto - al San Paolo per Napoli-Real Madrid. Michiho, tornata anche recentemente in città per mostrare le foto di quegli anni agli amici giornalisti, avrebbe ricevuto su richiesta di Diego e Careca un "passi" per il centro sportivo Paradiso: poteva entrare quando voleva per assistere agli allenamenti. Tanti sono gli scatti realizzati su quella che Carlo Iuliano chiamava «la rampa dei passi perduti». E sul prato o negli spogliatoi del San Paolo, dove i bambini potevano accedere per una foto con Diego. Uno di essi provò un'emozione fortissima il 23 aprile dell'86, poco prima del Mondiale in Messico, posando accanto al campione. Ma Gaetano, un ragazzino di Barra, quella foto non la vide mai perché cieco. I commercianti del quartiere riprodussero l'immagine e la esposero nei loro magazzini: la passione per Maradona e l'affetto per Gaetano.

L'amore di Napoli rischiava di soffocare il Pibe, come ricordò nella sua autobiografia «Yo soy El Diego». Però nei primi anni - quante testimonianze nel libro di Rainone - frequentava spesso i ristoranti. Agli orari più strani, certo. L'ultima foto è datata marzo 91, pochi giorni prima che venisse notificato il provvedimento di squalifica per uso di cocaina: Maradona a tavola in un locale di Monte di Procida, circondato da tifosi sorpresi di averlo visto in sala a tarda ora. Nessuno avrebbe potuto immaginare che pochi giorni dopo non lo avrebbero più ammirato con la numero 10 al San Paolo. Chi volesse foto dei festini di Diego o delle sue frequentazioni con clan camorristici, non le troverà in questo libro, dove Diego sembra davvero l'amico della porta accanto. Eccolo ai 18 anni della figlia di Saverio e Lucia Vignati, il custode del San Paolo e la governante della casa di via Scipione Capece. O alla braciata organizzata su una terrazza caprese in primavera da Francesco Staiano detto Don Ciccio, a cui la Snav dedicò il nome di un aliscafo. C'è la foto nel locale notturno New Stereo Club: Maradona ha un microfono nella sinistra e nella destra un bicchiere, dove - puntualizza il barman Sergio Bottone - c'era tè freddo, non whisky.

Uno scatto con le ragazze del Giugliano, che vinsero il primo scudetto di calcio femminile. Potenti non se ne vedono in queste pagine. Al massimo una cena a casa del sindaco di San Giuseppe Vesuviano, Giuseppe Ambrosio, e la visita al comune di San Valentino Torio, in una festa organizzata da un esponente del gruppo ultrà. E un capo della tifoseria, Pasquale D'Angelo di Acerra, scomparso otto anni fa (morì in Russia durante una trasferta del Napoli), decise di aspettare due anni - dall'86 all'88 - per far battezzare il figlio Guido perché voleva che Maradona fosse il padrino. Ci sono gli scatti di quella partita giocata proprio ad Acerra - 18 marzo 1985 - su un campo sterrato, dove Diego era stato invitato dal compagno di squadra Pietro Puzone per raccogliere fondi da destinare al piccolo Luca Quarto, che doveva essere operato. Maradona si divertì nel fango, con quello sguardo di ragazzo felice di aver conosciuto lo splendido popolo napoletano, a cui donò la prima gioia il 10 maggio 87.

C'è una foto della domenica del primo scudetto, scattata negli spogliatoi. Accanto a Diego un uomo con la barba: Giuseppe Valoroso, poliziotto. Per cinque anni fu la sua ombra. Ne vide tante e nel libro ricorda l'anziana tifosa che si inginocchiò davanti al bolide del Pibe che correva a tutta velocità. Tragedia sfiorata per un gesto di devozione.

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