Napoli-Anaune 6-1, il primo Napoli di Garcia già convince

La prima passerella dopo cinque giorni di ritiro

L'abbraccio azzurro dopo il gol di Matteo Politano
L'abbraccio azzurro dopo il gol di Matteo Politano
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 21 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:21
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La cosa più bella è quella maglia azzurra con il tricolore sul petto che fa tornare indietro nel tempo, agli anni di Maradona. Nostalgia canaglia. Quello in campo non è neppure un parente alla lontana del Napoli che verrà, perché i big si sono allenati la mattina (provando anche un po' di tattica nelle stanze divenute segrete, per un paio di ore, di Carciato). Ma è stata una piacevole passerella dopo cinque giorni di ritiro (neppure con chissà che allenamenti). L'Anaune Van di Non però non ne esce a brandelli come negli ultimi anni: segna persino un gol e ne subisce appena sei. Quisquiglie. C'è il primo palo della stagione che colpisce da Ambrosino (11’). Ed è proprio il gioiellino destinato assai probabilmente ad andare al Catanzaro (d'altronde, qui anche Raspadori rischia di avere problemi a ritagliarsi spazi...) a mettersi in luce. Ha voglia e fisico. È un 4-3-3 duro e puro ma è solo uno scarabocchio su un foglio perché la tattica non è certo un assillo di questo test match che ha il sapore della tradizione. Degli eroi dello scudetto ci sono solo Mario Rui e Politano, poi qualcuno dei comprimari di lusso (ci perdoneranno Jesus, Demme e Zerbin). Per Garcia, l'impressione, è che cerchi tre risposte: una proprio da Zerbin (il test per lui non è poi così esaltante), un'altra da Zanoli che non è affatto svampito e i cinque mesi al Genoa hanno anche piuttosto consolidato. E il terzo, probabilmente quello più importante, da Demme: perché il regista è osservato speciale e non è così scontato che faccia le valigie. Dall'altra parte i ragazzi dell'Anaune che poiché gioca in Eccellenza è la somma algebrica di gente che si è presa il giorno di ferie dal lavoro per essere qui. Boscaioli, coltivatori di api, meccanici, dipendenti di alberghi: è uno spettacolo di mestieri montani questo primo avversario del Napoli dello scudetto. Ma è De Laurentiis che li vuole così: altro che giri del mondo milionari, meglio lavorare nella quiete delle montagne. 

 

Ovvio, Jesus appare esitante ma un fisico come il suo ha bisogno di settimane.

E tempo ce ne sta: al 22’ è un rigore di Politano a sbloccare lo score stranamente e lungamente fermo sullo 0-0. Poi tre minuti dopo è Vergara a piazzare un colpo a fil di palo in contropiede. Lo stadio è incredibilmente tutto esaurito: 1.616 biglietti venduti, poi almeno altre trecento ospiti della Val di Sole sul terreno di gioco. È un'organizzazione perfetta, sotto il coordinamento del questore di Trento, Maurizio Improta. Gli avversari (il direttore tecnico è l'ex sindaco Menghini) annunciano un promettente 4-2-3-1 ma il palleggio è sempre tra i piedi azzurri. Nella ripresa, entrano tutti gli altri fin dall'inizio, la fisionomia del Napoli è quella degli infanti. Tenerezza per tenerezza, con pure i presunti sparring-partner che fanno una serie interminabile di cambi, il secondo tempo è il classico test dove Garcia dà a tutti i propri momenti di gloria. Il Napoli va a segno altre tre volte con Cioffi, Coli Saco (occhio a questo centrocampista), Iaccarino e Olivera ma prende pure una rete (la realizza su rigore Biscaro) che rende l'onore delle armi per questa formazione, l'Aunane, che le ultime quattro volte che ha tenuto a battesimo il Napoli in Val di Sole ha perso per 17-0, 12-0 e per due volte 10-0. La prima rete dopo cinque anni da sparring partner. Alé. 

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