Napoli-Az, si salva solo Fabian:
flop Mertens e i cambi non incidono

Napoli-Az, si salva solo Fabian: flop Mertens e i cambi non incidono
di Pino Taormina
Venerdì 23 Ottobre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 13:36
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Una metamorfosi in tre giorni, proprio come quella di Gregor Samsa: da impiegato a scarafaggio. Inutile vantarsi per un possesso sterile, superiore al 70 per cento, se poi alla fine occasioni vere e proprie non ce ne sono mai state. Soprattutto dopo essere andati a fondo per la (prima) disattenzione difensiva. Partire così in Europa non fa bene, ora è già tutto in salita e non ci voleva per l'umore di un gruppo che era alle stelle. Deludono gli attaccanti, tutti. La prova che senza intensità, senza voglia, giocando quasi in pantofole non si va da nessuna parte. Chissà se il pensiero di un Az decimato dal Covid ha favorito gli sbadigli azzurri. Ma è un brutto passo indietro.  

 

sv MERET 
Primo intervento al quarto d'ora, con una parata estremamente semplice. Poi, solo ordinaria amministrazione, appoggiandosi ai centrali per il gioco palla a terra. Sul gol resta immobile, ma che cosa altro poteva fare? Per il resto, perde la partita davvero con un solo tiro nello specchio della porta l'Az Alkmaar. 

6,5 DI LORENZO 
Si inserisce centralmente, creando superiorità in maniera costante e insidiosa. Bella l'intesa con Politano, parte alle spalle di Karlsson, trova spazi interessanti e prova diversi cross. Cerca gli scontri in velocità, non arretra mai e dal suo lato l'Az sbatte come contro un muro. Insomma, uno dei pochi che non tradisce. 

6 MAKSIMOVIC 
Prima da titolare e avvio di match in piena gestione. Lascia che sia Koulibaly a sganciarsi, segue bene il senegalese quando la linea si alza, chiusure pulite. Poi non decolla quando serve il piede per incidere nelle verticalizzazioni, perché qualche inserimento in più avrebbe dato fantasia. Ma in difesa non sbaglia. 

5 KOULIBALY 
Partecipa da centrocampista aggiunto alla manovra, come se fosse una mediana a tre con Fabian a destra, Lobotka al centro e il centrale che si sposta in posizione di interno mancino. Poi però vede la palla passargli vicino e De Wit può colpire troppo in solitudine ed è una di quelle distrazione che sovente fa. 

5,5 HYSAJ 
Parte attento e con poca libertà di distendersi lungo l'out mancino del quale, ormai, è titolare. Qualche grattacapo creato dalla velocità di Stengs e Sugawara ma in linea di massima resta asserragliato là dietro. C'è la disattenzione complessiva della sua cerniera sul gol vittoria degli olandesi. 

6 FABIAN RUIZ
Lascia a Lobotka il compito della prima regia, cercando di partecipare più attivamente alla manovra negli ultimi 30 metri. Si muove con classe e qualità, riuscendo sistematicamente ad inserirsi tra centrocampo e difesa con buoni tocchi. Un suo errore stava per costare caro su Suguwara. 

5 LOBOTKA 
Giostra un numero elevato di palloni, si ritrova ad esser attaccato prima da De Wit poi da Midtsjo, ma riesce a dare un buon ritmo alla manovra anche se nella ripresa sembra quasi appensantito nelle idee e nel passo. Non proprio un apporto da ricordare. 

5 POLITANO 
Diverse giocate importanti in asse con Di Lorenzo: le sovrapposizioni del terzino mettono in crisi la gabbia che Karlsson e Wijndal vorrebbero montare su di lui.

Poi però gli olandesi prendono le misure, nel senso che si piazzano in dieci dietro la palla e da quel momento l'ex interista va in tilt. 

5 MERTENS 
Va in affanno, quando serve la clava e non più il fioretto. Sbatte contro la Maginot olandese, si perde del novero delle aperture e dei passaggi in profondità. Parte basso per poi sprintare verso l'area di rigore. Cala ancor di più nel finale, quando il gioco va in affanno e servono le invenzioni. 

5 LOZANO 
Stanco, a volte apatico. Dopo due doppiette, Non brilla nella prima parte di frazione, anche perché è troppo largo il baricentro molto basso degli olandesi gli crea più di un problema ad attaccare gli spazi, con Svensson bravo a stargli sempre alle spalle. Stengs si prende beffa di lui nell'azione che porta al gol di De Wit. 

5,5 OSIMHEN 
La prima conclusione arriva a metà frazione, ma l'impegno in costruzione è mirabile. Costanti gli scambi con Mertens, Martins Indi ha già il fiatone a stargli dietro dopo 25 minuti, così al 34' serve Mertens in modo perfetto con il belga che spreca. Cala costantemente ed è facile prenderli le misure. 

5,5 INSIGNE 
Entra nella mischia per portare ardore e fantasia, dopo quasi un mese di stop. Ma nella mischia non c'è quasi mai perché si defila larghissimo. Svensson lo segue a uomo, persino sulla fascia, alla faccia del gioco olandese. Non ha il passo e lo scatto dei bei tempi, ma è giustificato. Però qualcosa in più ci si aspettava da lui. 

5,5 MARIO RUI 
Gattuso rivoluziona la confusa cerniera di sinistra con il portoghese e Insigne. Suo il traversone al 63 che Osimhen spreca. Lascia spesso la fascia per gettarsi nelle trincee scavate quasi con le mani da quelli dell'Az, provando la penetrazione al centro della difesa. Ma ci sbatte contro. Come tutti. 

5,5 PETAGNA 
Quasi mezz'ora per poter dimostrare di non essere qui per caso, arriva di testa al 68' in anticipo su Hatzidiakos e sfiora il pari. Per il resto c'è da sgomitare per trovare un centimetro vista la folla di difensori attorni a lui. E non trova più l'occasione anche perché la difesa olandese ha il lucchetto blindato. 

5 DEMME 
Deve fare il play, cercare di dare incisività a un fraseggio senza mordente. Ma si cala nel ritmo, non si getta nella mischia, non si batte con il sacro fuoco che serve ad abbattere il muro. Modesto il suo apporto in fase di palleggio, nessun assist e quindi è facile per i difensori prendergli le misure.  

sv BAKAYOKO 
Una manciata di minuti, nulla di più. Ma si vede che ha più gamba e voglia degli altri. Forse, poteva essere gettato prima nella mischia. Non può far molto perché neppure il tempo di capire dove è capitato che la gara finisce. Ma in quei pochi istanti, mostra di essere arrivato a Napoli con una buona condizioni mentale. 

5,5 GATTUSO 
Solo tre cambi rispetto al campionato perché il messaggio era chiaro: questa è l'Europa, guai a sottovalutare i rivali. La risposta è stata nelle gambe dei big: due prove ad alta intensità a distanza ravvicinata non sono nelle corde azzurre. Almeno adesso. È mancata anche la grinta, ma certo il catenaccione (prevedibile) non poteva essere spezzato con uno sterile fraseggio. 

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