Napoli, l'Osasuna spiega come si fa:
«Così il Barcellona può andare ko»

Napoli, l'Osasuna spiega come si fa: «Così il Barcellona può andare ko»
di Gennaro Arpaia
Mercoledì 5 Agosto 2020, 09:22
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Vincere al Camp Nou contro il Barcellona è quasi un'impresa. Qualcosa che non capita troppo spesso nemmeno se ti chiami Real Madrid, Liverpool o Manchester City. Il Napoli di Gattuso proverà a sfatare le statistiche e la cabala sabato sera per una gara da dentro o fuori, ma c'è qualcuno che in questo 2020 la casa dei blaugrana è riuscito a violarla con ambizione e col sogno di potercela fare, l'Osasuna. Pur nel silenzio spettrale di uno stadio che da qualche mese sembra una cattedrale nel deserto. «Vuoto e impressionante. Non so se riesco a rendere in parole la sensazione che ho provato quando sono entrato in quello stadio vuoto la prima volta». Il presidente Luis Sabalza e i suoi sono gli unici a poter dire di avercela fatta a violare il cuore del Barcellona a casa sua: è accaduto il 16 luglio, la partita è terminata 2-1.

LA GRANDE OCCASIONE
L'Osasuna è stato il solo club a vincere al Camp Nou in questa lunga e strana stagione dei catalani. «La sensazione che ho avvertito, nei giorni prima della gara, era quella di un gruppo che non avesse tempo per ragionare troppo. Le gare ravvicinate non ti consentono di preparare tutto alla perfezione ma a volte è meglio così. C'era aria di grande occasione» racconta il presidente del club di Pamplona. La Navarra è terra di sognatori, di favole da raccontare ma anche di lavoratori. «Ed è da lì che il nostro gruppo è partito: la squadra era convinta che con il lavoro, il sacrificio e la lotta costante si potesse fare risultato. Ci credevano tutti, me n'ero accorto ma ero l'unico a non saperlo» dice con una battuta ricordando le ore prima del fischio d'inizio. «Non scendo mai negli spogliatoi, non l'ho fatto nemmeno quella volta ma sapevo di potermi fidare di loro. Leggevo negli occhi dell'allenatore la convinzione giusta». Certezze e sacrificio, una squadra accorta ma capace di leggere ogni situazione: così è arrivato, quella sera, il gol di Arnaiz. «Sapevamo di essere inferiori al Barça, ma abbiamo pensato a correre più di loro, a difenderci ordinati» - resta la cosa più importante, tiene a sottolineare Sabalza - «e a lottare su ogni palla. Qualche ingenuità c'è stata e raccomando al Napoli di non concedersela: non bisogna regalare calci piazzati al Barcellona dal limite dell'area, altrimenti...». E il ricordo va al sinistro magico di Messi che aveva portato i blaugrana sul pari in quel pomeriggio di metà luglio. «Hanno giocatori fantastici e non puoi regalare nulla. Saranno concentrati al massimo, non possono concedersi un nuovo tonfo». Quello contro la squadra del presidente Sabalza è costato il campionato. «Non so quanto sia stato decisivo, ma quella sera i giocatori del Barcellona capirono che la Liga era andata via», continua. 

LE MILLE DIFFICOLTÀ
E ora la Champions è un'occasione da non poter mancare: «Ma questo Napoli può approfittarne, il Barcellona mi sembra ancora una squadra con mille difficoltà e di certo il gruppo di Gattuso è più forte del nostro». Con un pizzico di fortuna che non guasta mai, come per il gol di Torres nel recupero che valse la vittoria: «Ricordo ancora il palo di Suarez nel finale... Ma gli azzurri sono una big, potranno giocarsela a testa alta e fare festa come noi al fischio finale. Lo spogliatoio era impazzito».
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