Napoli-Genoa, l'appello degli azzurri:
«Riaprite il San Paolo a metà»

Napoli-Genoa, l'appello degli azzurri: «Riaprite il San Paolo a metà»
di Pino Taormina
Martedì 22 Settembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 15:56
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Non è scontato il ritorno dei tifosi al San Paolo per la gara di domenica con il Genoa. Perché toccherà al governatore De Luca firmare l'ordinanza che riapre lo stadio sia pure per soli mille tifosi. È un'attesa che durerà ancora qualche ora, visto che fino a poco fa De Luca è stato impegnato nella competizione elettorale che lo ha visto confermato alla guida di Palazzo Santa Lucia. Il feeling con il Napoli, palesemente dimostrato dal tweet di De Laurentiis a suo favore, non dà per scontato che la Regione Campania dia l'ok per la riapertura: pesa la ripresa dei contagi di Covid-19 ma anche il fatto che si vorrebbe prima attendere la riapertura delle scuole, previste per giovedì. D'altronde, per il Napoli cambierebbe davvero poco perché il vero obiettivo del club è un via libera, dopo il 7 ottobre, a un ritorno allo stadio almeno di 23mila spettatori, il numero che secondo i calcoli del club garantirebbero, nell'impianto di Fuorigrotta, il distanziamento minimo tra gli spettatori.
 
 

Serve il buon senso. In ogni caso il Napoli non metterà in vendita gli eventuali mille posti disponibili: andranno agli sponsor, in base agli accordi commerciali esistenti. D'altronde, per gli abbonati dello scorso anno la società ha già fornito il rimborso. Dunque, nel caso, saranno mille ingressi a invito. Ma anche sul numero si attende la (eventuale) ordinanza regionale. Perché a Parma, per esempio, il governatore Bonaccini ha aperto a mille oltre i 400 dell'organizzazione (squadre comprese). Non è detto che De Luca faccia lo stesso: potrebbe stabilire in mille il totale dei presenti allo stadio per Napoli-Genoa. Dovesse arrivare il semaforo verde, sarebbe un piccolo test. Il Comune di Napoli, invece, va di fretta. Spiega Ciro Borriello, assessore allo sport: «Non so cosa si stia aspettando ancora. È da tempo che si vede una certa discriminazione nei confronti dei tifosi del calcio e dei vari sport: non capisco perché uno spettatore può andare al teatro o al cinema e non può andare sugli spalti a vedere una partita, rispettando le norme anti-Covid. Siamo pronti come Comune a dare il nostro contributo, al San Paolo devono tornare i tifosi. Il modello da seguire è quello tedesco anche qui da noi».
 
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La Figc non vorrebbe attendere il 7 ottobre per mandare dei segnali positivi a un mondo del calcio che comincia ad avere problemi economici e non di poco conto. Ma sarà il prossimo Dpcm quello dell'eventuale svolta, anche perché in quei giorni sarà più chiaro se e quando la curva dei contagi risalirà dopo l'apertura delle scuole. Il Cts è fortemente contrario a riaprire gli stadi, ritiene che sia impossibile controllare i flussi di entrata-uscita e il distanziamento in tribuna. Non basta il fatto che tutti avrebbero le mascherine. Ieri Gabriele Gravina, presidente della Figc, ha spiegato: «Aspetterei il 7 ottobre: c'è una piccola presenza negli stadi ora, ma il calcio è unico e non può essere diverso tra Serie A, B o Dilettanti. A breve aspettiamo risposte dal Cts su alcune nostre richieste. Abbiamo condiviso la priorità di aprire prima le scuole, ma se i risultati saranno incoraggianti mi auguro e credo sia giusto cominciare ad aprire gradualmente gli stadi in modo da allinearci a tutti gli altri paesi europei». Particolare, poi, il passo in avanti fatto dal direttivo della Lega di serie C. «Abbiamo elaborato e presentato una proposta - dichiara il presidente Francesco Ghirelli - che consenta un'apertura graduale dei nostri stadi, in sicurezza, nella misura del 25-30%, già a cominciare dalla prima giornata di campionato». Insomma, secondo la Lega di C potrebbero assistere più spettatori al derby Avellino-Turris che non a Napoli-Genoa. Il cortocircuito appare totale.
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