Una maledizione che continua. Una maledizione che sembra essere svanita. Lorenzo Insigne non fallisce il rigore che porta momentaneamente in vantaggio il Napoli, ma resta ancora a secco su azione. Non segna da maggio del 2021, la 36esima giornata della passata stagione, contro l'Udinese, ma almeno ha messo alle spalle quella sfilza di errori dal dischetto che a inizio campionato lo stavano perseguitando e condizionando.
La testa di Lorenzo, però, adesso è sgombra. La questione rinnovo è acqua passata, perché il suo futuro si chiama Toronto. Un problema in meno per il capitano che fin dal primo secondo di questa stagione ha fatto capire a chiare lettere quanto fino alla fine del campionato il suo unico pensiero sarà rivolto alla maglia azzurra, la maglia della sua squadra e della sua città. Per un attaccante, allora, l'unico modo per difendere quei colori è fare centro, buttarla dentro quanto più spesso è possibile. Il borsino stagionale dice 7: 6 gol in campionato e 1 in Europa League (per altro l'unico fin qui segnato su azione). E pensare che senza quegli errori dal dischetto il bottino sarebbe potuto essere anche molto più lauto. Contro Venezia, Fiorentina e Torino i tre passaggi a vuoto, che però non ne hanno condizionato il futuro. Sì, perché il capitano del Napoli non ha mai messo in discussione il suo ruolo di rigorista designato. Non ha mai avuto paura di prendere il pallone e rimetterlo sul dischetto, proprio come non ha avuto paura ieri sera. La partita era iniziata da una manciata di minuti e quel pallone pesava un'enormità. Niente paura, niente gambe che tremano, ma solo grande concentrazione. Così Lorenzo Insigne si è presentato a 11 metri da quella pertica di Handanovic e invece di incrociare lo sguardo del portierone, incrocia il destro con il quale spedisce la palla in rete.
Poi è il momento della festa, la festa grande, una festa esagerata. Due passi e terzo tempo cestistico, con Insigne - un piccoletto - che schizza in aria quasi a toccare il cielo con un dito. Ma d'altra parte per lui è così sempre: quando segna o quando il suo Napoli vince.
Come se non bastasse, poi, con il rigore trasformato ieri sera contro l'Inter ha superato Maradona nella classifica dei marcatori della storia azzurra. 116 centri e Diego - il mostro sacro e l'idolo di tutti - che finisce alle spalle, seppur solo per ragioni numeriche. Il rapporto tra Lorenzo e Maradona non è mai stato banale. Perché Insigne è stato capitano napoletano del Napoli anche con Diego primo tifoso. Non ha potuto indossare la sua maglia, la magica numero 10, solo per questioni di nobiltà, perché per qualità e meriti in campo, non gli sarebbe mancato nulla. Eppure questo passaggio di testimone, da Diego a Lorenzo, è avvenuto lo stesso: simbolicamente. Perché da Maradona ha ricevuto la benedizione fin da subito, anche senza ereditarne la numero 10. Insigne, infatti, è il numero 24 e lo sarà anche in Canada, visto che al Toronto vestirà la stessa maglia. Intanto, però, si gode il presente. Perché seppur non sia avvenuto il sorpasso momentaneo ai danni dell'Inter, il Napoli resta i n scia della capolista e continua a mettere il fiato sul collo dei neroazzurri. Chissà, per completare l'opera servirà ancora un gol di Insigne: questa volta, magari segnato su azione.