Non è e non deve essere costume di chi si candida a vincere uno scudetto, e incidentalmente a far strada in Champions League, mettersi lì a cercare scusanti e giustificazioni ma presentarsi incolpevolmente all'appuntamento con la storia senza un centravanti è un po' come presentarsi a un matrimonio senza busta, senza sposo, senza prete. Nella migliore delle ipotesi qualcuno esce pazzo e il giorno dopo si è tutti sui giornali.
Ed è questo, più o meno, quello che è accaduto ieri sera a San Siro dove, davanti a una coreografia enormissima dei rossoneri raffigurante un povero e impaurito Pulcinella tra le mani dei diavoli, gli azzurri di Spalletti si sono presentati a mani nude.
Mai come ieri sera l'assenza di Osimhen e Simeone è pesata come un macigno sul cuore dei napoletani. Perché non è che si voleva vincere la Champions ma perlomeno si voleva dare battaglia, dopo la paliata in campionato si voleva mostrare all'Europa il bel calcio fatto vedere finora. Non è chiaro perché prima senza Victor una soluzione si trovava e adesso no. Non è chiaro perché, invece di distruggere le bandierine come fanno tutti, Kim si sia messo a protestare per un fischio contro guadagnandosi un'ammonizione e salutando così una settimana prima i palcoscenici europei. Senza Osimhen non si cantano messe. E qua invece è venuto il tempo di pregare...