Napoli, un ritiro oltre la crisi e il nuovo assalto di ADL a Conte

Giocatori seccati per la clausura imposta dal patron

Antonio Conte per Torino-Napoli
Antonio Conte per Torino-Napoli
di Pino Taormina
Martedì 9 Gennaio 2024, 09:44 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 20:06
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Inviato a Castel Volturno 

Li ha chiusi tutti in albergo, forse con la tentazione di buttare via la chiave. Puntando, chiaramente, l'indice, su quelli che pensa non siano più i puri e gli innocenti: i calciatori. Li ha costretti ad andare in ritiro in autobus, neppure ognuno per conto proprio, alla fine dell'allenamento del pomeriggio, come una scolaresca di cattivi ragazzi, con partenza poco dopo le 18 dal quartier generale di Castel Volturno. E così faranno ogni giorno: allenamento e poi in hotel. In pullman. Dimenticando che quelli sono gli eroi dello scudetto.

Nel frattempo ha tentato l'ultimo disperato assalto: ad Antonio Conte. Non una mancanza di rispetto per Mazzarri, a cui De Laurentiis deve gratitudine per aver davvero accettato un contratto di sei mesi, ma la mossa per voltare pagina, lanciandosi già nel futuro. Il patron ha iniziato l'affondo già domenica sera e ieri ha insistito per tutto il giorno, pronto a piegarsi alle richieste colossali dell'ex ct: contratto di 3 anni e mezzo, 8 milioni di ingaggio, carta bianca sul mercato (compreso quello di gennaio), l'arrivo nel club di un nuovo ds (Petrachi) e del suo immancabile uomo di fiducia (Oriali).

Il patron e Conte avrebbero anche discusso della possibilità di liberarsi prima l'uno dell'altro, senza clausole, vincoli, penali milionarie, altri lacci e lacciuoli contrattuali. Magari già a giugno, se i due, dopo aver lavorato assieme, non si fossero piaciuti o se magari le cose non fossero andare come si immaginava. Ma tutto è saltato: Conte ha frenato nonostante l'apertura di De Laurentiis.

E chissà se queste sono le premesse per rivedersi a giugno.

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Capitan Di Lorenzo ha invitato tutti a non perdere la calma evitando di buttare tutto all'aria, ribellandosi all'idea di una bocciatura senza appello e senza futuro di questo Napoli. E non è vero che De Laurentiis non si fidi di Mazzarri: è vero, piuttosto, che ha l'esigenza di avere tra le mani l'allenatore della rivoluzione, quello dell'anno zero. Per questo, difficilmente, sceglierà un altro traghettatore al posto di Walterone. Ed è per questo, nonostante in tanti continuino a sussurrare il nome di Fabio Cannavaro come l'uomo giusto per arrivare a giugno, De Laurentiis continui a non credere a questa soluzione. In ogni caso, intanto, dopo la figuraccia contro il Torino non è rimasto con le mani in mano. E ha preso la decisione irrevocabile: il Napoli in ritiro. Per sei giorni. Fino alla gara con la Salernitana. Poi, una notte di libera uscita e il giorno dopo in volo per l'Arabia. La squadra riceve la notizia nella chat da parte di Santoro verso mezzogiorno, dopo essersi illusa di averla scampata. Il patron avrebbe mandato il Napoli già in ritiro domenica sera se solo avesse trovato posto nell'hotel di Pozzuoli dove gli azzurri si ritrovano ogni volta. Ha preso la decisione dopo il 2-0 del Torino, a metà del secondo tempo. Ma le stanze dell'albergo sono state liberate solo ieri. Fino alle 13 di sabato, le case di Di Lorenzo, Kvara e compagnia avranno vista su Nisida e la costa flegrea.

Pranzo a Castel Volturno e cena in hotel. Neppure la notte e i timidi emissari dei calciatori sono riusciti a far cambiare idea a DeLa: no, i campioni d'Italia vanno messi in riga. Puniti e in ritiro. A meno che, a sorpresa, non arrivi dopo un paio di giorni il "tutti a casa". Ma così non sembra. In una stagione in cui sono saltate le marcature non solo in difesa, vedere gli azzurri ridotti così è come visitare un anziano parente malato: la cosa fa più tristezza che pena. Segregati in un hotel, a fare mea culpa, a cercare di uscire da questo incubo.

I calciatori ingoiano amaro, non condividono, non possono: se va come deve andare, a parte sabato notte, torneranno in famiglia solamente il 24 gennaio (a meno che non escano già in semifinale dalla Supercoppa). Mazzarri, invece, ha condiviso, anche perché è un tecnico che piace a De Laurentiis soprattutto per questo: rema nella stessa direzione del patron. Non c'è pericolo di un ammutinamento: i tempi dei complotti sono lontani. La squadra risponde con un infastidito "obbediamo". Per De Laurentiis la terapia è molto meglio farla qui, nella solare hall di questo hotel a due passi dall'Accademia Aeronautica, il mare di fronte e i cattivi pensieri dietro. Proveranno a spiegare a Rui, Rrhamani e tutti gli altri che non c'è nulla di "punitivo" e che è solo un modo per confrontarsi e trovare una via d'uscita. Se è giusto punire la pochezza di Lindstrom, Natan e Cajuste, altrettanto giusto sarebbe chiudere a tripla mandata chi ha consigliato di comprarli. Mazzarri userà questi giorni per tornare a essere Mazzarri. Lo ha già spiegato: inutile inseguire il 4-3-3 in queste condizioni, se c'è bisogno del catenaccio e del contropiede, è pronto a farlo. Con la difesa a cinque. Zielinski e altri della vecchia guardia rischiano il posto. Il tempo della bellezza è finito.

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