Osimhen, il vento d'Africa
che spinge l'attacco del Napoli

Osimhen, il vento d'Africa che spinge l'attacco del Napoli
di Marco Ciriello
Lunedì 21 Settembre 2020, 07:00
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A mezz'ora dalla fine della partita, Gennaro Gattuso, smette di guardare le nuvole sopra al cielo di Parma, e si ricorda che ha in panchina la soluzione dei suoi affanni: Victor Osimhen. E, quella che sembrava una scapoli-ammogliati nell'orario sbagliato torna ad essere una partita di calcio della prima giornata del campionato italiano. Il Napoli spinge, il Parma si rianima, e succede l'inaspettato: i calciatori di Gattuso oltre ad entrare in area prendono a tirare anche in porta, tanto da segnare due gol, colpire un palo e sembrare una squadra che ha una fase offensiva. Non tanto il 4-2-3-1 quanto la malia generata dall'attaccante nigeriano che si distribuisce in modo uniforme e porta a una condizione migliore della squadra: quelli che erano sembrati inesistenti tornano a giocare e quelli che spiccavano pur non riuscendo ad essere decisivi diventano protagonisti cioè Mertens, Insigne e Lozano, soprattutto quest'ultimo. Lozano posseduto dal demone della velocità portato in campo da Osimhen ruba palloni e dribbla come nelle migliori partite della sua passata stagione (due/tre) e diventa protagonista, mandando all'aria gli schemi di resistenza di Liverani e i sogni di gloria pallonara del nuovo proprietario del Parma Kyle Krause. Grazie al vento africano che ha spostato quello che sembrava Subbuteo abbiamo rivisto un Napoli che non faceva solo sterile possesso palla, ma che ha preso a generare gioco e occasioni e a tirare in porta, lo stesso Osimhen ha bordeggiato il gol.

Insomma, Gattuso vince passando attraverso le scelte che regolano le eccezioni. Sceglie la vecchia squadra a dispetto di tutto, poi a poco a poco la corregge e vince, senza tirarsi indietro, senza coprirsi, senza difendersi va anche detto che di fronte c'era un Parma ancora spiaggiato e contento del risultato e del ritmo ma continuando a sperimentare l'avanzata. C'è da sperare a metà, perché anche con la malia in campo il Napoli conserva un problema sui cross e nei terzini, e se non ci fosse stato Lozano e rubare e crossare staremmo qua a parlare di un pareggio scialbo e di una squadra col cuore in allarme perché lenta e distratta. Insigne e Mertens attenuante: orario e temperatura sono apparsi dei naufraghi in attesa di un salvagente che poi è arrivato, l'Osimhen, che non è il messia, ma che ha svegliato la partita. Zielinski solito ammontare di palle mancate con qualche guizzo serpigno che non è servito a niente, Demme evaporato in una delle nuvole che attiravano gli sguardi di Gattuso prima della svolta, Fabian Ruiz boccheggiante e a caccia di piccioni con i suoi tiri altissimi da rugby.
 
 

Gattuso ha ancora molto da lavorare sia nella partita a scacchi con la tattica e i moduli sia nelle scelte di campo. A Parma ha avuto ragione lui, ha fatto tutto bene se si considerano i minuti giocati prima della mezz'ora di vero pallone, come una lunga introduzione alla ricerca della vittoria, sapendo, però, che di introduzioni così lunghe con altre squadre non se ne possono rischiare. A volte la patria di un allenatore è il suo coraggio, questa è la volta di Gattuso, anche se per arrivarci ha faticato e noi con lui a guardare la pittura asciugare sotto il sole, in un lento, esasperante palleggio nemmeno tanto geometricamente perfetto. Un'ora di attesa come una fila al supermercato, durante il lockdown. Un'ora per arrivare a un calcio accettabile che portasse il Napoli a tirare e segnare, prima non l'aveva fatto. Aspettiamo che si riduca l'attesa e che crescano i minuti di gioco e bellezza.
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