Sampdoria-Napoli, Osimhen come Mister Wolf: «Il Napoli è felicità»

«Sono contento della vittoria, era quello che volevamo a tutti i costi»

Il pugno chiuso di Victor Osimhen
Il pugno chiuso di Victor Osimhen
di Pino Taormina
Lunedì 9 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 15:01
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Non è ancora il gol più bello, quello dello scudetto, ma per Victor Osimhen è il gol più importante perché guarisce dal bruciore di stomaco venuto con la sconfitta con l'Inter. Un gol che ha l'effetto di una compressa di Maalox. Ieri, Osimhen, è stato un giocatore magnifico nella concretezza, non solo nella sua bellezza. Inseguendo lui, tutto il Napoli è riuscita a vincere a corto muso, per dirla come piacerebbe ad Allegri. «A San Siro non ci siamo piaciuto e ce lo siamo detti: non potevamo ripetere gli errori commessi con l'Inter. E non lo abbiamo fatto: l'approccio è stato quello giusto, abbiamo giocato come dovevamo fare. Sono felice per questo, non solo per il mio gol», dice il numero 9 del Napoli. È il suo decimo gol in campionato, è la sua quarte rete a Marassi contro la Sampdoria (la sua prede preferita in trasferta), l'ottavo sigillo nelle ultime otto partire giocate: Victor è un ragazzone, è un cartone animato, è il trascinatore di questo Napoli. Risolve i problemi, come Mister Wolf di Pulp Fiction: il Napoli si era un po' imbronciato dopo il rigore sbagliato da Politano, forse cominciava a patire anche qualche imbarazzo di troppo. E allora eccolo Victor, sempre lui, bruciare Murru su assist di Mario Rui con il terzino portoghese che taglia il campo come una lametta nella carne. Un gol che indirizza la partita sulla strada della vittoria. Una rete che definisce al meglio tutta la sua bellezza. A parte che di gol ne fa anche un altro: quando brucia prima Nuytinck e poi cambia direzione quando Rincon si avvicina costringendo il povero espertissimo venezuelano a falciarlo in maniera plateale. Rosso che più rosso non si può. Senza le sue geniali intuizioni, il Napoli avrebbe faticato anche a Genova. Ma Osimhen di Marassi ha badato al sodo, ha pensato più agli altri che a se stesso (che poi, è senza dubbio il modo migliore per pensare a se stessi), ha cercato le azioni giuste anche se qualche volta è stato costretto a farlo stando molto lontano dal luogo in cui gli riescono meglio e più facilmente, cioè l'area di rigore. E i rigori non li calcia: gli è bastato quello sbagliato con il Liverpool in Champions. Il dischetto non è il luogo dove si trova a suo agio. E per due volte rinuncia: quando fa calciare a Politano e poi quando il pallone va ad Elmas e lui si avvicina per suggerire qualcosa, forse un consiglio di come calciare. «Sono contento della vittoria, era quello che volevamo a tutti i costi. Sì, tutti nel Napoli possono fare la differenza, non solo io. Mi sento un leader ma ce ne sono altri in questo spogliatoio, come Di Lorenzo. Sono contento perché il mister mi ha inserito tra i leader di questa squadra, ma non siamo in tanti che possono dire le cose giuste al resto dei compagni. Noi dobbiamo continuare così, con la Sampdoria siamo riusciti a fare quello che volevamo fare e questo ci rende tranquilli». Una gara anche di sacrificio. Ma in questo suo retrocedere per fabbricare cose preziose, quello che non ha fatto con l'Inter dove ha spesso sbattuto la testa, c'è la maturità di un giocatore che probabilmente ha anche imparato una lezione a San Siro. E sicuro Spalletti ha spiegato quello che è giusto fare certe notti. Ora c'è la Juventus: «Sarà una grande partita, contro una grande squadra. Ora torniamo a casa, ci rilassiamo e da oggi cominciamo a pensare a questa sfida

 

E c'è un effetto che Osimhen innesca su tutto il Napoli, quasi lui fosse una legge fisica: il suo moto origina quello degli altri, e sarebbe contro natura non seguirlo. Tutti gli stanno dietro, è un tutto contro uno, perché attorno al bomber azzurro c'è il deserto con Kvara che sembra ancora un fantasma e Politano che resta vittima dell'errore dal dischetto. Ma Osimhen lotta contro tutti, senza soffrire neppure il clima invernale che è un po' una novità. Il secondo giocatore africano a segnare almeno 10 gol in tre stagioni differenti di Serie A, dopo George Weah (1995/96; 1996/97 e 1997/98).

Il teorema di Osimhen è un esercizio che riesce sempre. Forse anche questo è contagio di bellezza. Neanche un fronzolo, neanche un tocchetto gratuito nella partita di un campione che aveva aperto il pomeriggio vedendo le scene tristi dello stadio che piangeva Vialli e Mihajlovic. Ha dominato nello stadio di Marassi. Il Napoli vola: «Ora tocca alla Juventus». 

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