Primo da solo, dopo tre anni e sette mesi. La quarta vittoria consecutiva spinge il Napoli in paradiso. Più su dei campioni dell'Inter e dei vice campioni del Milan, dello Special one Mourinho e del Normal one Sarri, 10 i punti di vantaggio sulla Juve. Il cammino è lungo, altre 34 tappe. Ma ci sono già tanti segnali positivi che riguardano il carattere e il gioco degli azzurri, la loro complessiva crescita, in particolare di quel fenomeno che Gattuso e il ds Giuntoli segnalarono a De Laurentiis durante il primo lockdown e che De Laurentiis prese senza esitazioni accettando di pagarlo profumatamente: Osimhen, ieri a Udine al terzo gol consecutivo, è destinato a scrivere pagine di storia.
Lo scatto sul piano del temperamento si è visto già in questo avvio di stagione. I molli azzurri che si spensero davanti al Verona nell'ultima gara dello scorso campionato, perdendo il treno Champions, sono leoni mai domi. Visto alla Dacia Arena? Ma quale stanchezza dopo la rimonta europea a Leicester: a quattro giorni dalla trasferta europea il Napoli è apparso tonico, brillante e lucido nella gestione della partita. Ha avuto un solo momento di ansia a causa di una leggerezza di Ospina dopo 17' non sfruttata dall'Udinese. Un momento, un caso. La squadra aveva già saldamente in mano la gara perché Spalletti l'aveva studiata benissimo. E così ha fatto possesso palla finché non ha trovato il varco per andare a segno con Osimhen, che ha spinto con un tocco il pallone oltre la linea finalizzando una prodezza di Insigne, attivato da Rui. Azione chiaramente preparata dalla panchina, come quella del raddoppio: la punizione di Insigne, il tocco di Fabian, il cross di Koulibaly e la testata di Rrahmani, che ha scacciato quelle nuvole che si erano addensate sulla sua testa (e sulla sua carriera napoletana) proprio a Udine a inizio gennaio, quando Gattuso gli fece giocare dopo mesi la prima partita da titolare e lui perse la testa regalando un gol all'Udinese. Rrahmani si è guadagnato il posto da titolare, Spalletti non ha avuto tentennamenti a lanciarlo in campo dopo l'errore di Manolas contro la Juve. Sono stati undici minuti di fuoco, con il palo di Fabian - sempre più al centro del gioco grazie all'ottimo sostegno che gli dà Anguissa - da aggiungere ai due gol.
È entusiasmante il Napoli.
Per essere su questi livelli occorrono qualità - e il Napoli, grazie alla riconferma della rosa, ce l'ha - e condizione fisica: da questa stagione gli azzurri sono nuovamente nelle mani del preparatore Sinatti, prezioso collaboratore di Sarri nel triennio azzurro, e dunque non sorprende questa brillantezza che ha spinto la squadra al vertice. Tutti alle spalle del Napoli e adesso bisognerà saper gestire questo ruolo. Spalletti, per indole, non è un uomo che vuole vivere nell'ombra e ha spalle robuste per affrontare le sfide. I suoi occhi non sono puntati sugli avversari ma sul grande passato del Napoli: vuole farlo rivivere.