Sinner, capolavoro Davis a Malaga: ecco perché Jannik ha trascinato tutti (anche capitan Volandri)

Il tennista altoatesino è sempre più proiettato verso la prima posizione mondiale: così ha riportato l'Insalatiera in Italia dopo 47 anni

Sinner, capolavoro Davis a Malaga: ecco perché Jannik ha trascinato tutti (anche capitan Volandri)
Sinner, capolavoro Davis a Malaga: ecco perché Jannik ha trascinato tutti (anche capitan Volandri)
Guglielmo Nappidi Guglielmo Nappi
Domenica 26 Novembre 2023, 20:26 - Ultimo agg. 28 Novembre, 08:54
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Non c'è il sapore dell'impresa dell'altro mondo e nemmeno le maglie rosse con cui Panatta&C. scesero in campo contro il Cile nel 1976; Malaga è decisamente diversa da Santiago e manca anche il fascino dei tre set su cinque che hanno reso epica la vecchia Davis. Ma, piaccia o no, il tennis è cambiato e l'impresa di Jannik Sinner, Matteo Arnaldi e capitan Volandri (più Sonego e Musetti) resterà nella storia di questo sport. Una formula agile, incontri concentrati in una settimana, la necessità di giocare al top ogni giorno. È il nuovo tennis, sono lontani i tempi delle trasferte australiane preparate con un mese di allenamenti sul campo. È il tennis televisivo, giocato a ritmi serrati, che non conosce momenti di sosta tra un incontro e l'altro.

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Fenomeno Jannik Sinner

Di questo nuovo tennis Jannik Sinner è il potenziale nuovo numero 1. Se l'Italia vince a Malaga il merito è suo e più che Davis Cup dovremmo chiamarla Sinner Cup. Il 2023 è stato l'anno della definitiva esplosione. A chi gli ha sempre rimproverato limiti fisici il tennista di San Candido ha risposto alla grande. La settimana torinese delle Finals - pur con finale amaro - è stata entusiasmante, quella di Malaga lo ha visto primeggiare anche sull'aspetto caratteriale. L'altoatesino ha letteralmente trascinato la squadra andando a conquistare punti decisivi persino in una specialità non sua come il doppio. La prestazione in semifinale contro i serbi è stata fantastica e resterà nella storia anche la doppia sconfitta inflitta in poche ore a Novak Djokovic. Qualcosa che peserà anche negli incontri futuri (che ci saranno) tra i due giocatori.

 

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Davis, il ruolo di Volandri

Nella vittoria di Malaga ha avuto una parte importante anche capitan Volandri che si è fatto trascinare da Sinner e gli ha consegnato le chiavi della squadra puntando su un gruppo giovane e sfrontato e andando contro un mostro sacro come Fognini. Il quale, va detto, nella grande domenica dell'Italtennis ha conquistato il challenger di Valencia in finale su un altro vecchietto come lo spagnolo Roberto Bautista Agut. E se l'Italia avesse fallito la conquista dell'Insalatiera - magari perdendo il doppio - le polemiche avrebbero travolto tutto e tutti. Il rischio di Italia-Australia era proprio questo: gli aussies erano nettamente favoriti in doppio: Ebden e Pucell sono coppia collaudata che partecipa con grandi risultati a tutti i tornei più importanti. Il più anziano dei due (Ebden) è addirittura quarto del mondo nella classifica di specialità. Un eventuale incontro decisivo sull'1-1 non avrebbe visto Sinner e Sonego favoriti (con Jannik costretto ad un'eventuale quarta partita nello spazio di 24 ore). Ma i fantasmi del duo nostalgia Bolelli-Fognini sono stati scacciati via da Matteo Arnaldi che ha fatto suo un incontro un po' sbilenco contro Alexei Popyrin. Due giocatori relativamente giovani (Matteo 22 anni, il suo avversario 24) vicinissimi nel ranking (44 e 40) e senza grande killer instinct. Un terzo set da brividi con l'italiano nato a Sanremo (come Fognini guarda caso) che ha dovuto salvare otto palle break. Di queste almeno la metà le ha sprecate banalmente il suo avversario. Ma tant'è. Arnaldi al decimo game ha sfruttato l'unica occasione a disposizione sul 30-40 per vincere decimo game, set e match. Gianni Clerici avrebbe raccontato di una partita a "ciapa no", dove il peso della sconfitta per i due era quasi paralizzante. Ma Matteo alla fine ha trovato la forza per osare e conquistare il punto decisivo. Non sarà mai un campione Arnaldi, ma l'Italia ha trovato un singolarista affidabile al di là delle lune di Musetti.

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Il fattore Sinner

Detto di Arnaldi, tutto il resto è Sinner. La Davis è importantissima per l'Italia e rappresenta un grande traguardo. L'Italia dopo quel trionfo del 1976 in Cile di finali ne aveva perse cinque. Quattro con i moschettieri guidati da Panatta e Barazzutti, una nel 1998 ad Assago con Gaudenzi costretto al ritiro contro la Svezia con i legamenti della spalla strappati. Altri tempi, Sinner e Arnaldi non erano nemmeno nati. Ora da Jannik ci si aspetta il salto di qualità finale: oltre le Atp Finals e la Davis c'è il tennis tre su cinque, ci sono gli Slam, ci sono Djokovic e probabilmente Alcaraz da battere. De Minaur nella partita finale è stato semplicemente spazzato via: 6-3, 6-0 in un'ora e 22 minuti. Una formalità. Celebriamo la Sinner Cup e festeggiamo. Domani - a gennaio - c'è il sogno Slam che inizia, guarda caso, dall'Australia. Chi non ci crede vede un altro sport.

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