Dario Bressanini: «Un viaggio nella storia della scienza con i fumetti del doctor Newtron»

Il docente di chimica ha inventato un personaggio che racconta in una striscia le principali scoperte del Dopoguerra

Dario Bressanini: «Un viaggio nella storia della scienza con i fumetti del doctor Newtron»
di Valeria Arnaldi
Mercoledì 20 Dicembre 2023, 15:55 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 07:37
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È un viaggio nel tempo che attraversa la storia del fumetto e quella delle grandi scoperte - a volte, speranze - scientifiche quello proposto da Dario Bressanini nel volume Doctor Newtron.

La scienza nel fumetto, con illustrazioni a cura di Luca Bertelè, edito da Feltrinelli Comics. Docente di chimica presso il Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’università dell’Insubria a Como e divulgatore scientifico, con oltre un milione di follower sulle piattaforme social, Bressanini, grande collezionista di fumetti - ne ha oltre diecimila - ora ha inventato un personaggio, il Doctor Newtron appunto, che, anche attraverso una serie di storie illustrate, diventa il compagno ideale per scoprire gli effetti della scienza nella storia del fumetto e soprattutto le ricadute del fumetto nella percezione della scienza. E non solo.

Come è nata l’idea del libro?

«La primissima idea era raccontare il rapporto tra scienza e fumetti. Avevo immaginato una conferenza, un anno fa invece, a Lucca Comics, parlando con Tito Faraci, abbiamo deciso di farne un libro, anche con storie, e mi sono reinventato sceneggiatore. D’altronde, sono sempre stato appassionato di fumetti, ho deciso di fare lo scienziato proprio perché conquistato dai supereroi».

Quale eroe in particolare?

«Mr. Fantastic dei Fantastici Quattro. Facevo la terza elementare. Mr Fantastic era uno scienziato e, spesso, all’epoca, gli scienziati erano presentati come cattivi o come matti, disadattati o che volevano conquistare il mondo. Lui invece era umano e usava la scienza per risolvere i problemi».

Come sono legati i fumetti alla storia della scienza?

«I fumetti cristallizzano paure e speranze di un’epoca. All’epoca della corsa allo Spazio, la fantascienza parlò di invasioni aliene. Negli Anni Settanta si pensava che la scienza avrebbe potuto risolvere tutti i problemi del mondo.

Negli Ottanta c’era il timore della guerra atomica. Oggi sono arrivate altre paure, come biotecnologie, clonazione e simili, temi che pongono dilemmi etici».

I personaggi iconici di questo percorso?

«Le origini di Spiderman sono legate al morso di un ragno radioattivo. Anche Hulk è stato colpito da radiazioni e diventa un mostro. Quando le radiazioni non sono state più il principale timore, le storie sono cambiate e Spiderman, nelle versioni cinematografiche, è stato punto da un ragno modificato geneticamente».

La scienza è raccontata più al maschile?

«In generale, negli Anni Cinquanta/Sessanta le donne erano sottorappresentate per le materie scientifiche. I fumetti raccontavano un’epoca e i suoi stereotipi». Sono cambiate le cose? «Negli Anni Novanta, con il personaggio femminile di Dana Scully nella serie tv X-Files, Dana era una scienziata, profondamente razionale. La serie è durata dieci anni e ha creato un Effetto Scully, molte ragazze hanno intrapreso la carriera scientifica».

Oggi che ruolo gioca la scienza nel fumetto?

«È pervasiva, ma non ce ne rendiamo conto. Anche Topolino ha il cellulare ma non lo notiamo perché le scoperte scientifiche sono presenti nella società. Negli Anni Sessanta, spesso venivano spiegate nei fumetti, oggi ci si concentra di più sulle conseguenze etiche».

Nelle sue storie, è tornato a parlare del suo tumore all’occhio.

«Ne avevo parlato in un video, fermandomi però all’operazione, qui ho raccontato la scoperta e quello che è venuto dopo. Quello che ho passato io può accadere a chiunque, era interessante farlo vedere con un supereroe».

Proseguirà sulla via del fumetto?

«Ci sono molte cose che mi piacerebbe raccontare con il Doctor Newtron. Vedremo... Il mio mestiere, comunque, è fare ricerca».

Perché la scienza nei fumetti e sui social piace ma pare essere meno “televisiva”?

«Dipende dal pubblico. I video scientifici sono visti soprattutto dai giovani, che li cercano sui social, non in tv. Quando vado in televisione, come ospite, sono interventi di pochi minuti, mi piacerebbe fare qualcosa di più strutturato, penso a un documentario per una piattaforma, come Netflix, o magari, chissà, una serie con il Doctor Newtron, come quelle di Zerocalcare». 

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