Esattamente 40 anni fa, il 22 giugno del 1983, uscendo dalla scuola di musica che frequentava nel centro di Roma, la quindicenne Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, spariva nel nulla e di lei si perdevano completamente le tracce. Ed è proprio nel quarantennale della scomparsa che si torna a battere sul tasto della ricerca della verità, per quello che resta uno dei maggiori misteri della storia italiana e vaticana: col promotore di giustizia vaticano che trasmette alla Procura di Roma gli atti della sua indagine aperta a inizio di quest'anno, e gli auspici della famiglia Orlandi che il Papa ricordi Emanuela domenica all'Angelus e che la premier Giorgia Meloni promuova anch'essa un nuovo impulso alle indagini.
La scomparsa
Sul caso Orlandi, «nei mesi scorsi questo ufficio ha raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni con le persone responsabili di alcuni uffici all'epoca dei fatti.
Cosa sappiamo
Pressoché immediata la reazione del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. «Quaranta anni sono tanti. È un primo passo l'attività svolta dal Vaticano. Mi auguro che la documentazione fornita alla Procura di Roma sia rilevante e che il Vaticano continui a collaborare fattivamente con la Procura stessa. Sono tante le cose da chiarire, mia sorella merita verità e giustizia», ha dichiarato all'ANSA. Ma tramite il proprio legale, avvocato Laura Sgrò, e sempre con dichiarazioni all'ANSA, la famiglia Orlandi ha colto l'occasione del quarantennale per rivolgere anche i suoi richiami sia al Papa che alla premier. «L'auspicio della famiglia è che il Santo Padre ricordi con parole di speranza la prossima domenica, durante l'Angelus, Emanuela, una sua cittadina che manca da quaranta anni. Sarebbe un gesto importante, di carità, in pieno spirito evangelico, che metterebbe fine a ogni polemica e rafforzerebbe la volontà di tutti nel cercare la verità», ha affermato. E ancora: «La famiglia Orlandi ritiene che gli ideali della verità e della giustizia non abbiano colore politico e non appartengano a nessun partito, ma a tutti gli uomini di buona volontà».
Per tale motivo, «rivolge un appello alla presidente Giorgia Meloni, con l'auspicio che possa contribuire, nel rispetto dei ruoli, alla ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela e al contempo a chiarire tutti i fatti che in questi quaranta anni hanno segnato l'Italia e sono ancora rimasti oscuri». Il prossimo appuntamento sarà ora il sit-in che Pietro Orlandi ha convocato per domenica prossima, 25 giugno, alle 10, in Largo Giovanni XXIII tra Castel Sant'Angelo e via della Conciliazione, per essere poi a mezzogiorno in Piazza San Pietro all'Angelus del Papa, possibilmente portando ciascuno una foto di Emanuela. Ma l'attesa è anche per i passi che farà la Procura di Roma, che ha riaperto la sua inchiesta, sulla scorta della documentazione giunta dal Vaticano e delle «piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento».
In questi mesi i contatti tra inquirenti vaticani e italiani sono stati pressoché costanti, e si condurranno sicuramente nuovi accertamenti in Italia su quanto raccolto nelle deposizioni in Vaticano, anche quella 'fiumè del 12 aprile di Pietro Orlandi poi oscurata dalle polemiche sulle illazioni riguardanti papa Wojtyla. L'intenzione è di andare avanti, su entrambe le sponde del Tevere, e in stretto contatto anche per aggirare le lentezze delle rogatorie. E, dopo 40 anni di piste percorse e abbandonate, ipotesi più o meno verosimili, depistaggi, false rivelazioni, speranze e delusioni, si vedrà quali altre audizioni e attività istruttorie potranno davvero contribuire a fare luce in questo mistero.