L'orientamento degli Usa di mandare in Ucraina munizioni ad uranio impoverito e, nello stesso tempo, la promessa che Putin farà altrettanto per colpire ancora più duramente gli ucraini fa da sfondo alla nuova mossa diplomatica del Papa per scongiurare il pericolo di un conflitto nucleare. Stavolta per trovare spiragli di riflessione ha mandato a parlare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu il suo ministro degli esteri, monsignor Paul Gallagher. A suo nome ha letto un lungo discorso nel Palazzo di vetro, davanti agli ambasciatori dei cinque Paesi che hanno un seggio permanente, vale a dire, Cina, Russia, Usa, Francia e Gran Bretagna oltre agli ambasciatori dei paesi che siedono a rotazione (fino al 2024 sono la Svizzera, Malta, il Giappone, il Mozambico e l'Equador).
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«La pace sembra soccombere davanti alla guerra.
Prima di sabato (forse già venerdì) uscirà dall'ospedale e la prossima settimana è già piena di incontri destinati a rafforzare la rete internazionale che sta costruendo per fare pressioni su Putin. Incontrerà, infatti, due presidenti (quello del Brasile, Lula e quello cubano, Diaz) considerati molto vicini alle posizioni del Cremlino, da sempre critici verso le politiche della Nato e della Casa Bianca. Colloqui che dovrebbero essere propedeutici a programmare anche il viaggio a Mosca del cardinale Zuppi.
Francesco nel messaggio al Consiglio di Sicurezza, senza mai citare apertamente la questione ucraina, ha ribadito che la logica della legittimità della guerra forse poteva valere nei tempi passati «ma oggi, con le armi nucleari e di distruzione di massa, il campo di battaglia è diventato praticamente illimitato e gli effetti potenzialmente catastrofici». A suo parere è venuto il tempo di dire seriamente “no” alla guerra, di affermare che non le guerre sono giuste, ma che solo la pace è giusta: una pace stabile e duratura, non costruita sull’equilibrio pericolante della deterrenza, ma sulla fraternità che ci accomuna».
Il messaggio letto da Gallagher è terminato con un invito: «Siamo ancora in tempo per scrivere un nuovo capitolo di pace nella storia: possiamo fare in modo che la guerra appartenga al passato e non al futuro. Le discussioni in seno al Consiglio di Sicurezza a questo sono ordinate e a questo servano».