Caserta. 508 beni confiscati, record frenato da ritardi e fondi

Caserta. 508 beni confiscati, record frenato da ritardi e fondi
di Mena Grimaldi
Mercoledì 25 Novembre 2015, 17:37 - Ultimo agg. 24 Novembre, 11:29
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CASERTA - Con un totale di 508 beni confiscati, Caserta risulta essere la sesta provincia italiana, subito dopo Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Catania e Milano, per numero di beni sottratti alle criminalità organizzate. Dei 508, 431 riguardano beni immobili, mentre 77 sono le aziende. Un patrimonio ingente di migliaia e migliaia di euro quello confiscato alla camorra e distribuito su 42 comuni dei 104 della provincia di Caserta.



La maggior parte dei beni sono stati confiscati sul territorio dell’agro aversano, anche se è il territorio di Castel Volturno, con un totale di 111 beni sequestrati, ad avere il primato. Subito dopo Casal di Principe, con 81 beni sottratti al clan dei casalesi. Interi palazzi, supermercati, terreni agricoli; beni di ogni genere accumulati con attività illecite e tolte alla criminalità per il riutilizzo sociale.



Un tesoro, però, che troppo spesso, per molteplici problematiche, viene lasciato a marcire, oppure non si riesce a reimpiegarlo in maniera ottimale. I tempi “biblici” che intercorrono tra il sequestro e la confisca, la mancanza di risorse economiche da parte delle amministrazioni comunali, le iscrizioni ipotecarie che gravano sugli immobili, appartamenti occupati dai familiari dei boss dove spesso si deve ricorrere allo sgombero forzato, sono solo una parte degli ostacoli. E la situazione non è del tutto cambiata nemmeno con l’istituzione nel 2010 dell’Agenzia (ANBSC) nata proprio per catalogare, amministrare e destinare questo patrimonio che, attraverso il suo direttore, Umberto Postiglione, ha sempre lamentato l’insufficienza dei mezzi che ha a disposizione per gestire i beni, sia sul piano organico - 37 dipendenti - che delle norme. Dei 508 beni confiscati in provincia di Caserta, l’Agenzia Nazionale ne ha destinati e consegnati 304, di cui 5 sono stati mantenuti al patrimonio dello Stato. A questi, nel 2013 si aggiunse anche il patrimonio, valutato in circa 700 milioni di euro, sequestrato dalla Dia di Napoli, agli eredi di Dante Passarelli, riferimento economico finanziario del clan dei casalesi. Tra il 2011 e il 2012, l’Agenzia per i beni confiscati, effettuò 3 trasferimenti di beni immobili al patrimonio indisponibile dei Comuni di Villa di Briano (una villa appartenuta ad Antonio Iovine detto O’Ninno), Mondragone (Villa Nina sottratta a Giacomo Diana, detto “zio paperone” e un fabbricato riconducibile alla moglie di Augusto La Torre) e a Parete (la villa appartenuta al boss Francesco Bidognetti). Nel 2013, invece, vengono traferiti agli Enti 4 immobili, tra questi la villa sottratta ad Aldo Scarpato a Castel Volturno per essere utilizzata quale sede dell’Associazione Antiracket “Domenico Noviello”. E non sono riusciti a soddisfare le richieste dei Comuni nemmeno i 250mila euro messi a disposizione dalla Regione Campania per la valorizzazione dei beni sottratti alle mafie.



Richieste che spesso vengono esaurite parzialmente ricorrendo ai fondi messi a disposizione per i Pon sicurezza e legalità. Ed è proprio nel Por Campania 2014/2020 che sono stati inquadrati, il 17 novembre scorso in una riunione in Prefettura a Napoli, alcuni interventi da finanziare e suddivisi in vari pacchetti. Quello sull’utilizzo dei beni confiscati prospetta una serie di interventi, come la ristrutturazione di tutti i beni trasferiti ai comuni in confisca definitiva e che sono in condizioni di degrado. E interventi sono stati ipotizzati anche per il territorio dell’agro aversano per potenziare la legalità e la sicurezza nelle aree strategiche per lo sviluppo economico, come l’area industriale Teverola-Carinaro.

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