Archeologia, così la tecnologia campana «ricostruisce» la preistoria in Paraguay

Archeologia, così la tecnologia campana «ricostruisce» la preistoria in Paraguay
Sabato 21 Novembre 2015, 02:59 - Ultimo agg. 7 Novembre, 15:42
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Ricostruire la preistoria del Gran Chaco paraguayano e valorizzare, grazie a tecnologie e competenze italiane, il patrimonio archeologico di un popolo millenario. Diagnostica, indagini geofisiche, rilievi con drone, ricostruzioni di realtà virtuale: i modelli di ricerca integrata sperimentati dall’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ITABC) del CNR nel corso della recente missione nel sito di Karcha Balut saranno presentati nel corso dell’incontro “L’ITABC e l’Archeologia del Paraguay” in programma a Napoli lunedì 9 novembre alle 15.00 presso la Sala Conferenze di Eccellenze Campane (via Brin 69).



A discutere dei primi risultati della missione italo-paraguayana saranno il presidente del CNR Luigi Nicolais, il ministro della Cultura del Paraguay Mabel Causarano, l’ambasciatore d’Italia in ParaguayAntonella Cavallari, l’ambasciatore Gherardo La Francesca, Ettore Janulardo, responsabile delle missioni archeologiche del Ministero degli Affari Esteri, Maria Rosaria Belgiorno e Daniele Ferdanidell’ITABC, Antonella Minelli, ricercatrice dell’Università del Molise, Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University e Paolo Mauriello, direttore dell’ITABC.



“La missione – spiega il direttore dell’ITABC Paolo Mauriello – ha rappresentato solo l’avvio di un programma che, partendo dall'analisi di un contesto archeologico, mira ad affrontare la ricerca con un approccio integrato che va dalla diagnostica alla fruizione avanzata, dai rilievi col drone a ricostruzioni di realtà virtuale”.



E proprio allo sviluppo di questi innovativi strumenti di ricerca è impegnata la sede napoletana dell’ITABC, distaccata presso il Distretto ad Alta Tecnologia per le Costruzioni Sostenibili “Stress”. “Declinare le attività del nostro Istituto in modo sempre più marcato sull’utilizzo di metodologie e tecnologie innovative, rappresenta l'essenza della costituzione della nostra Urt (Unità di Ricerca presso Terzi) di Napoli. Di qui – continua Mauriello - la scelta di presentare i primi risultati della missione nel capoluogo campano, un centro che si configura come catalizzatore di ricerche innovative per il trasferimento in missioni all'estero”.



ll Paraguay rappresenta nel mondo una delle realtà culturali più affascinanti dal punto di vista etnologico, potendo contare su ben 20 diverse etnie raggruppate in 5 gruppi linguistici tra loro del tutto differenti. Uno di questi cinque gruppi è il Guaranì, la cui importanza è stata riconosciuta elevando il relativo idioma alla dignità di lingua nazionale accanto allo spagnolo. Nel suo intervento il Ministro per la Cultura del Paraguay Mabel Causarano elaborerà proprio il tema della centralità culturale del Paese sudamericano



“È importante – afferma Ministro per la Cultura del Paraguay Mabel Causarano - riscoprire e valorizzare questo patrimonio che appartiene al Paraguai ma anche alla intera regione del Gran Chaco che si estende ad altri tre paesi limitrofi, a tutto il Sudamerica e alla intera umanità. Il progetto archeologico intrapreso dall'ITABC-CNR fornisce un contributo assai importante in questo contesto perché pone le premesse per una maggiore conoscenza di popolazioni e culture che gli scavi e le indagini archeologiche stanno dimostrando essere più antiche di quanto finora si sapesse”.

La missione nella “Grande Conchiglia”



Realizzata grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri Italiano e dell’Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni culturali del CNR, con il supporto dell’Ambasciata italiana in Paraguay, del Ministero della Cultura e del Ministero della Difesa paraguayani, la missione, iniziata il 27 giugno e durata fino al 12 luglio del 2015, ha avuto l’obiettivo di approfondire le conoscenze archeologiche del sito di Karcha Balut (letteralmente Grande Conchiglia), Comunità Puerto 14 de Mayo, dove è attualmente dislocata la popolazione degli Ishir-Ybitoso, del gruppo dei Chamacoco.



Le attività di ricerca scientifica e di intervento sul campo, effettuate da una equipe di ricercatori e diplomatici italo-paraguayani, hanno riguardato verifiche stratigrafiche e sondaggi archeologici, finalizzati a individuare zone dall’alto potenziale archeologico-informativo per la ricostruzione della preistoria del Gran Chaco paraguayano. Il ritrovamento casuale di resti ossei umani negli anni precedenti, le cui datazioni radiocarboniche hanno fornito una indicazione cronologica di circa 2.000 ani da oggi, è stata la base di partenza per l’applicazione di tecnologie innovative, volte ad acquisire maggiori informazioni sulle dinamiche di popolamento preistorico di quell’area e sulle caratteristiche culturali e comportamentali della popolazione in oggetto.



“I risultati ottenuti – osserva Antonella Minelli, ricercatrice antropologa dell'Università del Molise e coordinatrice della spedizione sul campo - si sono rivelati da subito estremamente interessanti, in quanto hanno permesso di confermare la ricchezza culturale etnoarcheologica di quell’area e di identificare le più antiche testimonianze umane con contesti sepolcrali e aree di lavorazione di manufatti del periodo preispanico. Dal ritrovamento di sepolture si sono potuti ricostruire i rituali funerari di queste antiche popolazioni, che si insediarono nell’Alto Paraguay, arrivando da aree limitrofe come il Brasile, da cui derivarono tradizioni decorative dei manufatti ceramici di 2.000 anni fa”.



La missione, con il suo valore sociale e culturale, ha permesso di attivare sinergie e collaborazioni con istituzioni locali (Segretariato della Cultura e Ministero della Difesa paraguayani) preposte alla valorizzazione e tutela dei beni culturali e alla salvaguardia delle comunità indigene attuali e a concordare con esse programmi e accordi di cooperazione pluriennali per favorire lo sviluppo e la continuità delle stesse, al fine di promuovere la conoscenza e il trasferimento di competenze in zone che sono ad oggi poco conosciute dal punto di vista scientifico e che necessitano di essere valorizzate per riscoprire il legame con il loro antico passato.
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