Napoli, nuove scoperte alla Floridiana; l'archeologo Giglio: «Indagini per un modello 3D»

Il docente: occorre avere un dialogo con le comunità e con i cittadini

Il prof. Marco Giglio
Il prof. Marco Giglio
di Vincenzo Cimmino
Domenica 24 Marzo 2024, 18:47
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Importanti novità archeologiche a Napoli. È di questi giorni la scoperta di due distinte fasi edilizie durante i recenti lavori di ripulitura delle “Grotte a finte rovine”. Siamo nella Villa Floridiana, nel quartiere Vomero. Le grotte, che risalgono al XIX secolo, sono state studiate all'interno del progetto NesIS, Neapolis Information System.

 
Il progetto, a cura dei professori Marco Giglio e Gianluca Soricelli, mira a realizzare una carta archeologica dei quartieri occidentali di Napoli. Lo scopo è di verificare la presenza di costruzioni romane. La ricerca è in collaborazione con la Direzione regionale Musei della Campania e con la partecipazione degli studenti dell’Università di Napoli "L'Orientale".
 
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I lavori di ricerca, iniziati nell'ottobre scorso, hanno dato nei giorni passati i primi risultati.

Durante la pulizia precedente ai rilievi mediante scanner, sono state scoperte le due fasi edilizie. La prima, risalente al I secolo d.C., è testimoniata da una serie di pilastri in opera vittata con blocchetti tufacei. La fase successiva, con le strutture inglobate in una specie di finto rudere, è testimoniata dal raddoppio dei pilastri, realizzati con blocchetti di tufo, e dal rivestimento in pietra lavica e intonaco in finta opera reticolata.

Il ruolo dell'archeologia

«Alla Floridiana è un lavoro che stiamo portando avanti da tempo. – commenta il professor Marco Giglio, dell'Orientale –. Si tratta di un progetto di ricerca archeologica di età romana nell'area Nord e Ovest della città per costruire il tessuto insediativo di questo settore di Napoli. È un lavoro che stiamo conducendo io e il prof. Gianluca Soricelli dell'Università del Molise. Da una serie di analisi abbiamo recuperato la notizia di questa evidenza di età romana abbastanza controversa nella zona del Vomero, in particolare nell'area della Floridiana».
 
La zona è ben conosciuta anche dagli storici. Lì, nell'Ottocento, l'architetto Antonio Niccolini «nell'ambito della costruzione della villa per la duchessa di Floridia, inglobò strutture di età romana in strutture "moderne", creando finte grotte all'antica».

«In questa fase non abbiamo fatto un vero e proprio scavo archeologico, ma un lavoro di pulizia di superfetazioni moderne e documentazioni delle evidenze esistenti. – continua Giglio –. In questo momento, dal mio punto di vista, l'archeologia è fondamentale per la crescita del sentirsi cittadini di un luogo, grazie al recupero delle memorie storiche del territorio. L'archeologia deve sempre più avere un dialogo con le comunità e con i cittadini».

Come? «Informandoli e rendendoli partecipi di tutto quello che si sta facendo, in un'ottica di quella che oramai si chiama archeologia pubblica o archeologia partecipata». Dove c'è una stretta relazione tra ricercatore e comunità locale.
 
«Nell'area della Floridiana adesso lavoreremo con indagini per fare un rilievo e un modello 3D. – conclude Giglio – Questo anche per rendere fruibili aree non accessibili da remoto. Dopo, attraverso altri tipi di indagini, cercheremo di comprendere l'estensione di questo insediamento di età romana».
 

Il coinvolgimento degli studenti

In tutte le fasi di lavoro c'è il coinvolgimento degli studenti di Archeologia dell'Orientale, che da anni partecipano ad ogni scavo in cui è coinvolto l'ateneo. Grande importanza è anche data alle nuove tecnologie che vengono in aiuto per queste indagini.
 
«Nell'ambito della Floridiana saranno applicate alcune tra le tecnologie più innovative del campo. – commenta Angela Bosco, ricercatrice dell'Università L'Orientale ed esperta di tecnologie – Questo è necessario per avere una visuale completa e dettagliata, soprattutto in alta risoluzione, delle strutture. Sarà così possibile anche distinguere le strutture antiche dalle sovrapposizioni. Ad esempio verranno messe in campo il laser scanner e la camera matterport. Speriamo che vengano bei risultati da questi studi fatti su una zona della quale sapevamo nulla».

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