Il vescovo ausiliare di Baghdad: «Onu e Europa dormono, l’Isis semina solo morti»

Il vescovo ausiliare di Baghdad: «Onu e Europa dormono, l’Isis semina solo morti»
di ​Titti Esposito
Lunedì 1 Settembre 2014, 11:19 - Ultimo agg. 11:20
4 Minuti di Lettura
Segui Il Mattino su Facebook, clicca qui






Castellammare di Stabia. «I cristiani devono pregare e far comunità, in Iraq oggi si muore per la propria fede: non ci lasciate soli, la croce è troppo pesante per il mio popolo».



È un appello accorato quello lanciato dall’altare della chiesa Sant’Antonio di Padova, a Castellammare, dal vescovo ausiliare del patriarcato caldeo di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, che ieri mattina ha officiato la celebrazione eucaristica nella parrocchia del rione Tavernola insieme con il sacerdote don Paolo Cecere. Una testimonianza forte e drammatica, quella del vescovo iracheno, in Italia per partecipare al Meeting di Rimini, per la terza volta nella città stabiese ospite del suo amico don Paolo. Da Rimini a Castellammare di Stabia, un grido accorato: una situazione disperata, persecuzioni per i cristiani, fughe sui monti di centimaia di migliaia di famiglie alla ricerca della salvezza.



«La comunità internazionale è intervenuta in ritardo e solo dopo i nostri appelli continui - ha spiegato durante l’omelia monsignor Warduni - l’Onu dorme, l’Europa è in un sonno profondo e gli Stati Uniti curano i propri interessi, mentre noi siamo abbandonati. Vorremmo che Europa e America capissero che la nostra persecuzione merita attenzione, gli uomini dell’Isis nel nome di una fede distorta e falsa stanno uccidendo vittime innocenti, donne e bambini della comunità yazida. A Mosul, da duemila anni cristiana, da due mesi non si celebra più la messa. Non possiamo più tacere, il mondo intero deve sapere ed aiutarci, abbiamo perso la speranza ma non la fede».



È un fiume in piena monsignor Warduni mentre celebra la messa domenicale in una chiesa gremita di folla. Non perde il sorriso, ma il dolore è palpabile. Anche quando recita il Padre nostro in aramaico, la lingua di Gesù. Gli occhi azzurri lucidi, un italiano perfetto anche quando gli applausi dei fedeli presenti in chiesa lo accolgono, ma le sue parole sono lame taglienti per le nazioni occidentali perché «non abbandonino l’Iraq» e non «forniscano le armi» e carezze per il suo gregge sofferente e martirizzato dai terroristi «venuti come agnelli mansueti e poi trasformatisi in lupi».



Le emozioni si susseguono durante tutta la celebrazione eucaristica. «Papa Francesco ha mandato il suo rappresentante, il cardinale Filoni - ha continuato monsignor Warduni - che ho accompagnato nel mio paese piangendo insieme. Non chiediamo bombe, vorremmo esser protetti, vorremmo che si avesse misericordia di noi, e che gli uomini dell’Isis fossero messi fuori dalla comunità internazionale. Sono criminali crudeli, venuti parlando bene dei cristiani e poi diventando i nostri carnefici. Presto sarà inverno e tante famiglie, tanti martiri sono senza casa, dormono all’aperto, in povertà assoluta. I bambini dovrebbero andare a scuola. Tutto questo dovrebbe smuovere le coscienze umane, non solo cristiane».



L’amico sacerdote don Paolo Cecere, che lo conosce da tempo lo definisce santo, lo ringrazia e spera che presto i fratelli cristiani del Medioriente ritrovino la pace, la serenità, possano ricominciare a pregare e ad ascoltare messa senza paura di morire. Senza più violenze e guerre. «Siete gli eroi del nostro tempo, della nostra fede, non vi lasceremo soli, stiamo pregando perché Dio misericordioso non vi abbandoni ma vi dia forza e coraggio e finisca tutto questo orrore».



Monsignor Warduni racconta anche dell’ottimismo dell’anno scorso, quando invitò i fedeli della città stabiese in Iraq per visitarla. Un invito che oggi non può essere riproposto. «La situazione nella mia terra, meravigliosa un tempo, è pericolosa, ci sono violenze, armi, disgrazie, ogni giorno si va di male in peggio, viviamo nel terrore - continua il presule - qui in Italia, invece c’è amore, pace, capacità di stare insieme. Da noi i cristiani sono eliminati, cacciati dalle loro case, seppelliti vivi. Ma la condizione peggiore è quella delle donne a cui vien tolta la dignità, vengono illuse, fatte salire in macchina per un pellegrinaggio fasullo, vendute a gente che parla di Dio ma non agisce come vuole Dio. Allora io mi chiedo: dove sono le donne del mondo, quelle che parlano dei diritti femminili? Dove sono i cristiani? Bisogna parlare del nostro martirio perchè questo inferno finisca».



Poi un accenno anche alle minacce subite da parte dei terroristi, quando c’era il suo predecessore ammalato e senza medicine e nessuno potè aiutarlo e gli uomini del gruppo islamico jidaista invece gli dissero che potevano morire entrambi presto. «La mia anima ha sete di te Signore - questo il saluto del vescovo iracheno- tu sei la mia forza e la mia salvezza, grazie per quello che farete per noi, pregate, pregate, pregate».