«La storia delle religioni, non di una, ma di tutte le religioni, è la storia del mondo. È la sua filosofia. È la sua sociologia. È la sua economia. Uno Stato multiculturale non è uno stato a-culturale. Deve far capire tutto, perchè comprendendo si conosce e conoscendo si riconosce l'altro. Che non è poi lontano da ciascuno di noi», è detto in una nota. «Oggi più che mai - dice la Campana Comparini in una lettera pubblicata da Corriere.it - in un mondo liquido e multiculturale, anzi talvolta inculturale, è fondamentale conoscere e riconoscersi. Un tempo in un mondo di frontiere era importante conoscere la geografia del mondo. Oggi in un mondo senza frontiere è importante conoscere la geografia dell'uomo e delle sue culture. In primis le culture religiose. Quelle che re-ligono, che quindi legano i popoli, le singole persone a credi fortemente determinanti nelle scelte sociali economiche e politiche. Quelle, in definitiva, che muovono la storia che non è finita ma è mutata».
«Uno Stato ha il dovere di fare un'azione culturale forte nei confronti dei propri cittadini.
Ha il dovere di farli conoscere fra loro. Uno stato è forte non se ha il PIL alto, ma se ha un sistema scolastico eccellente. Perchè non proporre allora l'obbligo dell'ora di storia delle religioni nelle scuole? Sapere i fondamenti di religione è oggi più di sempre indispensabile come conoscere la lingua inglese piuttosto che la storia o la matematica. I fatti di Parigi, che sono anche i nostri, lo denunciano drammaticamente e la nostra scuola non insegna i fondamentali di quello che accade nel mondo. Il mondo corre e anche l'educazione deve procedere di pari passo», ha concluso.