«Il via libera della Commissione Ue al progetto Nemesi di Leonardo per la fabbrica interamente digitale di Pomigliano e Nola apre scenari decisivi per l’ulteriore crescita dell’innovazione nel nostro Distretto: non solo coinvolgerà ancora di più le aziende che già collaborano con Leonardo ma anche quelle che hanno fornito soluzioni digitali al progetto stesso. Tutte del territorio, quasi tutte pmi». Luigi Carrino, presidente del Dac, il Distretto aerospaziale campano (192 sigle, 13mila addetti diretti e fino a 55mila considerando anche l’indotto) è visibilmente soddisfatto. I 52,3 milioni di aiuti di Stato assegnati da Bruxelles all’Italia per lo sviluppo in Campania di un nuovo modello di fabbrica completamente digitalizzato e automatizzato per produrre e assemblare parti della fusoliera degli aerei da trasporto regionale è oggettivamente una gran bella notizia.
Tra i siti ex Alenia di Pomigliano (2.500 dipendenti) e Nola (700) nascerà una “Smart factory”, un centro di eccellenza, cioè, per tutte le strutture della filiera aeronautica, dalla storica missione dell’Atr fino al cosiddetto narrow-body aircraft, ovvero “l’aereo a corridoio singolo” o a fusoliera stretta come l’Airbus 321, che si basa appunto su nuovi criteri di digitalizzazione e automazione produttiva in grado di garantire un’elevata ottimizzazione dei processi.
E i riflessi sull’occupazione? I sindacati di categoria vigileranno, come fanno da circa tre anni, quando si era temuto il peggio, in pieno panico da Covid, per il futuro della Divisione aerostrutture e in particolare per il più grande impianto manifatturiero di Leonardo che è quello, appunto, di Pomigliano. «Ma anche sotto questo profilo ci sono tutti i presupposti per un ulteriore salto di qualità», insiste il presidente del Distretto aerospaziale campano. «Le pmi che saranno chiamate a partecipare al progetto dovranno tutte necessariamente elevare i propri standard di competenza perché questi livelli saranno comunque necessari per le sfide internazionali del settore. E poi ci sarà uno spostamento di competenze verso skill diverse: la tecnologia produce lavoro, se non innovi sei fuori dai mercati ma le persone saranno sempre centrali». Inoltre «la fabbrica digitale si basa su un continuo scambio di informazioni, chiede di maneggiare, cioè, masse di dati in tempi brevi e soprattutto nella massima sicurezza. Morale: serviranno sempre di più esperti di cybersecurity e formazione di altissimo livello».
Da qui l’altro, fondamentale pilastro di tutta l’operazione, la partecipazione della Federico II che è punto di riferimento scientifico anche di Nemesi e fulcro delle soluzioni di ricerca che verranno applicate nei siti campani. Passerà dunque anche di qui l’obiettivo di Leonardo di trasformazione del tessuto aziendale, «basato su un nuovo concetto di fabbrica, dove l’individuo non viene sostituito dalle macchine, bensì si integra con esse. Col progetto Nemesi sono stati realizzati diversi interventi di aggiornamento delle competenze, con attività specificamente disegnate per sostenere il processo di modernizzazione ed automazione delle linee di produzione».
Non a caso, la Commissione europea ha ritenuto che «la misura sia necessaria e opportuna per sostenere lo sviluppo di soluzioni digitali innovative nel settore aeronautico, contribuendo così agli obiettivi strategici dell’UE relativi alla transizione digitale». Per la Commissione «l’aiuto faciliterà lo sviluppo di un’attività economica e avrà un “effetto di incentivazione” poiché il beneficiario non realizzerebbe l’investimento in assenza del sostegno pubblico». Ed è qui che Nemesi sembra poter offrire opportunità di investimento anche alle altre realtà della manifattura regionale e meridionale in particolare. Le soluzioni digitali proposte dalle pmi del Dac già adesso si estendono al settore ferroviario (20 aziende del Dac saranno all’expo ferroviario di Milano di inizio ottobre con le loro soluzioni) ma i campi di applicazione sono vasti.