Oscar | La grande attesa di Sorrentino

Oscar | La grande attesa di Sorrentino
di Titta Fiore
Domenica 2 Marzo 2014, 12:04 - Ultimo agg. 22:29
4 Minuti di Lettura

inviata a Los Angeles - Piove da giorni a Los Angeles, scrosci d’acqua violenti e improvvisi che impensieriscono la protezione civile. L’allerta meteo in California, terra notoriamente desertica, quasi un paradosso, ma non c’ niente che la potente inviata a Los Angeles - Piove da giorni a Los Angeles, scrosci d’acqua violenti e improvvisi che impensieriscono la protezione civile. L’allerta meteo in California, terra notoriamente desertica, è quasi un paradosso, ma non c’è niente che la potente macchina degli Oscar non sia in grado di fronteggiare.

Mancano poche ore allo show più famoso del mondo e nell’ipotesi «tempesta perfetta» grandi teloni di plastica sono stati stesi sul Dolby Theatre e sul lungo red carpet che, partendo da Hollywood Boulevard, bloccherà come sempre il traffico dell’intera zona. Stuoli di valletti muniti di ombrelloni neri proteggono le celebrities invitate alle feste e agli eventi organizzati in appoggio a questo o a quel candidato. Il viavai di limousine è impressionante. Tutto è abnorme, in questo gioco molto serio, i budget, gli investimenti, i rapporti di potere, il glamour, gli abiti e i gioielli dati in prestito dalle più celebri maison con obbligo di citazione sul tappeto rosso, perché fortissima è l’industria che lo sostiene. E, come ci hanno insegnato centinaia di film, «business is business».

La comunità italiana si è stretta compatta intorno a Paolo Sorrentino e alla sua squadra. Dal consolato all’Istituto di cultura, dalle firme della moda agli artisti e ai produttori di casa a Los Angeles, agli amici Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, Ivan Cotroneo, Tomas Arana, è una gara a chi dimostra con maggiore entusiasmo l’affetto per «La grande bellezza». Dall’Italia, l’altra notte, è arrivato finalmente anche Toni Servillo, il protagonista del film, giusto in tempo per partecipare agli Spirit Awards, il premio del cinema indipendente che ogni anno si tiene a ridosso degli Oscar sotto un tendone sulla spiaggia di Santa Monica: ha vinto «La vita di Adele», storia d’amore lesbo del franco-tunisino Kechiche, ma non importa, le chance dell’Italia al Dolby Theatre restano intatte. Stasera, con il regista, sua moglie Daniela e il produttore Nicola Giuliano, Servillo occuperà uno dei quattro posti riservati dall’Academy a ciascun film candidato.

Il resto della troupe, dallo sceneggiatore Umberto Contarello al musicista Lele Marchitelli con la compagna Serena Dandini, farà il tifo davanti alla tv in casa del console Giuseppe Perrone. Al party di Armani nella boutique su Rodeo Drive, la strada dello shopping di Pretty Woman, l’abbraccio tra il regista napoletano e Martin Scorsese: la loro amicizia è nata al festival di Marrakech, dov’erano entrambi in giuria, e il maestro italoamericano è stato prodigo di consigli su come affrontare con accettabile self control queste ultime, frenetiche ore pre-Oscar. Da Alfonso Cuaron, tra i favoriti ai premi maggiori per «Gravity», l’augurio affettuoso alla consegna dei certificati di nomination: «Il futuro del cinema è in ottime mani» ha detto, «se è nelle mani di Paolo Sorrentino».

Nelle quotazioni dei bookmakers «La grande bellezza» è sempre in pole position, quotato a 1,22, e la notizia della vittoria ai César francesi del suo diretto competitor «Alabama Monroe» non sembra impensierire più di tanto né gli scommettitori né gli esperti, anche perché le urne per i votanti dell’Academy sono chiuse da giorni. I giochi sono fatti, non resta che aspettare, sperando di riportare in Italia una statuetta che latita dal 1999, l’anno del trionfo di Benigni.

Nella gara per il miglior film, salgono le quotazioni di «12 anni schiavo» del regista britannico Steve McQueen: l’idea è che il dramma di Salomon Northup, violonista nero nato libero e ridotto con l’inganno in schiavitù in un crescendo di nequizie e violenze, non possa non colpire al cuore i giurati dell’Academy, nonostante l’overdose di politicamente corretto. Tra i registi il favorito è Cuaron che ha realizzato con «Gravity» un film sulla solitudine della condizione umana che va molto al di là del semplice film di fantascienza, sia pure arricchito dalle meraviglie del 3D. La sfida per il premio al miglior attore è tra Matthew McConaughey di «Dallas Buyers Club» e l’eterno candidato Leonardo DiCaprio, strepitoso squalo della finanza nell’adrenalinico «Il lupo di Wall Street» di Scorsese.

Tra le attrici riecco la divina Meryl Streep, arrivata alla diciottesima nomination («all’Academy dovrebbero tenere pronte due statuette sempre, in questa categoria: una per Meryl d’ufficio e l’altra per la vincitrice di turno» ha detto Al Pacino). Accanto a lei, un quartetto agguerrito: Cate Blanchett per «Blue Jasmine», la favorita, Judi Dench per «Philomena», Sandra Bullock per «Gravity» e Amy Adams per «American Hustle». Quanto ai non protagonisti, tutti puntano su Jared Leto di «Dallas Buyers Club», mentre sul versante femminile se la vedranno Jennifer Lawrence («American Hustle»), Lupita Nyong'o («12 anni schiavo») e soprattutto Julia Roberts («I segreti di Osage County»).

Alla cerimonia di chiusura del festival «Los Angeles, Italia» non ha fatto mancare i suoi auguri al team di Sorrentino Anjelica Huston, premiata alla carriera. «Ho scoperto l’Italia quando accompagnai mio padre John a fare i sopralluoghi per la Bibbia» ha raccontato l’attrice premio Oscar per «L’onore dei Prizzi»: «Sul traghetto per la Sicilia suonavano ”Stranger in the night”. Papà odiava quella canzone, a me ricorda il colpo di fulmine per un Paese straordinario».