Tappa speciale per il giro promozionale del nuovo album di Vinicio Capossela. Il firma copie di Tredici canzoni urgenti arriva questo pomeriggio ad Avellino. L’appuntamento è per oggi alle 17 presso l’Accademia Real in Piazza Libertà. L’iniziativa è di Camarillo Brillo. Chi ha acquistato il disco nel negozio di via Mancini ha ricevuto uno scontrino firmato con il quale potrà ritirare, presso lo stesso punto vendita, il pass d’ingresso all’incontro. Dopo gli appuntamenti negli store Feltrinelli, una data fuori dai canoni usuali: «È un modo per sostenere quei pochissimi negozi di dischi che sono rimasti in giro ed è anche l’occasione per tornare in Irpinia», dice Capossela.
Converserà con l’autore, il giornalista Generoso Picone. Si parlerà di Tredici canzoni urgenti e, aggiungiamo noi, esplicite.
È l’impotenza degli intellettuali nel cambiare il sistema (“A un bandito, a un prete, ad un protetto / Non c’è legge che sortisca effetto / Di qua, di là, di su non c’è giustizia”). Testi d’impegno, ma musica leggera, leggerissima, con una certa di varietà di proposte. Non c’è il rock, né il pop sinfonico, ma c’è il circo di Capossela, tra ballate e filastrocche con delle sorprese come All you can eat (la vedremmo bene interpretata da Celentano) e Sul divano occidentale (nei cori Raiz e Bunna degli Africa Unite) che omaggia Battiato e la new wave italica tra Decibel e Garbo. Come Carlo Conti nella Ghigliottina dell’Eredità proponiamo a Capossela di aggiungere una quattordicesima traccia sull’ Irpinia: «Difficile. Sebbene sia un lavoro fortemente radicato nell’attualità, tocca tematiche non localistiche. A queste terre ho dedicato un lavoro discografico lungo 13 anni (Canzoni della cupa) ed un libro (Il paese dei coppoloni). Non riuscirei a ridurre tutto in un brano. Ho una visione personale di questi luoghi. Hanno una dimensione mitica ed ancestrale che mi tengo stretta. Ed è una dimensione sempre più erosa perché legata a persone che, ahimè, ci stanno lentamente lasciando. Se mi chiedi ricette per il territorio, non saprei cosa dirti. Mi piace vedere tanti giovani che si prodigano per questa terra con un senso di appartenenza rivisitato, proiettato all’epoca attuale».
All’orizzonte la decima edizione dello Sponz Fest a Calitri: «Si raccontava che a Cairano si conservasse il senno, “i siensi”, non nelle ampolle dell’Ariosto, ma in contenitori un po’ più prosaici, i mosconi, e che questi si vendessero in cassette. Se il senno è su Cairano, allora nel resto dell’Irpinia non è rimasto che follia. Il prossimo Sponz non potrà che chiamarsi: “Come li pacci”»