Camorra, estorsioni a farmacista e imprenditore a Teverola: tra i due arrestati il boss Picca

La convalida dell'arresto da parte del giudice di Napoli nord

Aldo Picca
Aldo Picca
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 11 Aprile 2023, 23:05 - Ultimo agg. 12 Aprile, 20:03
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Era uscito dal carcere tre anni fa, ma non aveva perso però un vizietto che gli era rimasto ancorato come uno scoglio: il vecchio boss Aldo Picca legato ai Casalesi, a quasi 70 anni suonati - dopo tre anni di libertà e una condanna a 20 anni sulle spalle - è tornato in cella, con accuse pesantissime. È stato fermato dai carabinieri nel giorno del sabato Santo in compagnia del suo gregario di sempre, Nicola Di Martino, conosciuto in zona come “ventitrè”. Entrambi, sono accusati di estorsione aggravata.

Stando alle indagini dei carabinieri, Picca e Di Martino sono stati presi con le mani nel sacco: hanno chiesto somme di denaro a un farmacista di Teverola e a un rivenditore di materiale elettrico con negozio e deposito, sempre a Teverola. «È il regalo di Pasqua», avrebbero detto ai due professionisti per convincerli a pagare.

Ma sia il farmacista che il rivenditore erano stati pedinati dalle forze dell’ordine e, chiamati in caserma, hanno denunciato il pizzo, incastrando i due.

E così, Picca e Di Martino, nel giorno di Pasquetta, si sono presentati davanti al gip Raffaele Coppola del tribunale di Napoli Nord ad Aversa che ha convalidato il provvedimento e disposto la misura cautelare per tutti e due.

Imputato e condannato nel processo Spartacus I per associazione mafiosa, Aldo Picca era uno dei protagonisti della faida in cui morirono nel ‘96 a Teverola Giovanni Ciccarelli e Mario Tappino, presunti appartenenti al clan Quadrano-Picca, in guerra con i casalesi per il controllo della zona di Teverola. Caso Italburro, vecchia storia che riemerge a quasi 30 anni da fatti. Cognato di Giuseppe Quadrano, ergastolano, Picca aveva ottenuto la liberazione anticipata nel 2020.

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Nicola Di Martino, invece, è considerato l’erede del cartello criminale che fu di Picca, egemone nella zona di Carinaro e Teverola. E, secondo i carabinieri, Di Martino il suo potere lo esercitava con disinvoltura. Nel campo delle estorsioni e dello spaccio di droga negli anni precedenti e con le richieste di denaro in occasione della Pasqua, ora. Al titolare di una società che forniva apparecchiature di gioco elettronico, qualche anno fa, avrebbe detto: «Io sono il nuovo capozona, sono appena uscito da galera, da oggi il denaro lo dovete dare a me».

Per l’autorità giudiziaria, sia Picca che Di Martino si sarebbero resi responsabili solo, per ora, di due episodi: una estorsione consumata (al farmacista) e una tentata al rivenditore di materiale elettrico di bassa e media tensione. Nel 2020 Picca era stato scarcerato all’età di 64 anni e, fino a qualche giorno fa, era libero di circolare. Pare non avesse alcun regime restrittivo prima dell’ultimo arresto. Nelle prossime settimane potrebbero uscire dal carcere altri vecchi gregari del clan dei Casalesi che hanno scontato la loro condanna.

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