Mutui, rate meno care. Ecco chi può passare dal tasso fisso al variabile e come. Via libera del Tesoro al piano dell'Abi

Previsto l’ampliamento della platea dei beneficiari per la trasformazione del tasso da variabile a fisso. L’iniziativa riguarda soltanto i debitori “in bonis” con Isee fino a 45 mila euro e prestiti oltre i 200 mila

Mutui, rate meno care
Mutui, rate meno care
di Rosario Dimito
Martedì 18 Luglio 2023, 21:57 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 10:27
4 Minuti di Lettura

Patto tra Governo e Abi per alleggerire le rate dei mutui di milioni di famiglie che, con il tasso variabile in balìa del rialzo Bce, si trovano in difficoltà. Ieri il Mef ha fatto sapere ai vertici Abi che non c’era necessità di incontrarsi e che avrebbe recapitato una risposta entro stamane.

Il nodo dei tassi/ Una politica monetaria per favorire la crescita

Trapelava una condivisione del piano ricevuto dall’Associazione guidata da Giovanni Sabatini per attenuare l’incremento delle rate di mutuo a tasso variabile, anticipato dal Messaggero.

Unico chiarimento: la precisazione «sull’ampliamento della platea dei beneficiari».

I MUTUATARI

Sono 3,5 milioni le famiglie che hanno contratto un mutuo per un totale di 437 miliardi, di cui 2,5 milioni in bonis e 960mila in default. I mutui a tasso fisso ammontano a 290,2 miliardi, mentre quelli a tasso variabile 146,8 miliardi. 

TRE OPZIONI

Chi ha contratto un mutuo a tasso variabile potrà estendere il numero delle rate per poter diminuire l’importo mensile da corrispondere, pagare per 4 anni solo la parte degli interessi e non del capitale oppure rinegoziare il prestito passando dal tasso variabile a quello fisso. Nessuna regola restrittiva, il Mef non ha facoltà di entrare t nel merito per non incappare nei rigori dell’Antitrust: c’è autonomia delle singole banche. Casa diverso sarebbe stato possibile con una rinegoziazione dei paletti Eba.

 

PIANO AMMORTAMENTO

Su quest’ultima possibilità è intervenuta la Fabi rilevando come questa soluzione possa valere solo per chi è ancora in regola con i pagamenti. Quando una banca decide di proporre una soluzione di allungamento dei piani di rimborso del prestito, sta ristrutturando il debito: pertanto, il rischio è che la modifica del piano di ammortamento per allungare le scadenze, equivalga a un ritardo nel pagamento del debito e, se questo avviene, scatta un campanello d’allarme e il debitore viene successivamente classificato, al termine di una istruttoria interna, in default. Tutto ciò con conseguenze per la banca (aumento dei crediti deteriorati e accantonamenti) e per la clientela (difficoltà di accesso a nuovo credito). Condizioni per l’accesso all’opzione sono che non deve esserci stato un ritardo nei pagamenti di oltre 90 giorni e che rinegoziando il mutuo la banca non subisca una perdita superiore all’1%.

 

RIMBORSO INTERESSI

Per 4 anni riguarda i soli interessi sul debito. Può valere solo per chi si trova in grave difficoltà economica. Si tratta di un sospiro di sollievo momentaneo, perché se non si riesce a ricontrattare anche la durata del mutuo, allo scadere dei 4 anni la rata diventerà più pesante. Una norma già prevista per chi ha un Isee inferiore ai 35mila euro, un mutuo non superiore ai 200mila euro, è in regola con i pagamenti e ha contratto il mutuo per acquisto o ristrutturazione di immobile ad uso abitazione. Da ieri, la platea viene estesa alzando il tetto Isee a 45mila e l’importo del mutuo oltre i 200mila euro.

 

TASSO FISSO

Cosa cambia per chi lo ha? Nessuna norma specifica. Ma se è vero che con un contratto di prestito a tasso fisso, le famiglie non hanno visto crescere la rata, è però da sottolineare come criticità vadano individuate nel generale aumento dell’inflazione. Tra le due grandi banche, aumenta la competizione. Unicredit per prima, ha lanciato l’allungamento del prestito di quattro anni. Ieri la risposta di Intesa Sp: «Siamo gli unici ad avere un’offerta giovani under 36 fino a 40 anni di durata», ha detto il presidente Gian Maria Gros-Pietro.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA