Cairo, attentati e scontri, almeno 19 morti e decine di feriti. Uccisa anche una bimba di sette anni

Attentato al Cairo
Attentato al Cairo
Venerdì 24 Gennaio 2014, 10:24 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 08:10
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Giornata di sangue in Egitto. Almeno 19 persone sono rimaste uccise nella serie di attentati e scontri nel Paese.

Tra i dimostranti si contano 12 vittime, annuncia il ministero della Sanità, che si sommano ai sette complessivi nei vari distinti attentati dinamitardi al Cairo.

Quattro manifestanti sono morti negli scontri tra dimostranti pro-Morsi e forze di sicurezza a Beni Suef. Invece è di tre morti, tra i quali una bimba di sette anni, il bilancio degli scontri a Fayyum, a sud del Cair. Lo riferiscono fonti della sicurezza.

Una prima autobomba è esplosa davanti all'edificio che ospita il quartiere generale delle forze di sicurezza, a Bab al Khalq, a poca distanza dalla moschea di al Azhar, nella parte meridionale della capitale, causando quattro morti e oltre 50 feriti, secondo un bilancio provvisorio fornito dalla tv di Stato. Nell'edificio, al momento dell'esplosione, si trovava il capo delle forze di sicurezza del Cairo, che è rimasto illeso. La deflagrazione ha danneggiato anche il museo islamico, che sorge nei pressi, e altri palazzi circostanti.

Gli altri tre attentati. E' di almeno un morto e otto feriti, invece, il bilancio della seconda esplosione, avvenuta circa un'ora più tardi a Dokki, nei pressi del quartier generale della polizia di Giza, la megalopoli che abbraccia parte della capitale.

Un ordigno artigianale (Ied) è poi deflagrato nei pressi di un commissariato di polizia a Talbeya, a Giza, lungo la strada che porta alle Piramidi.

Un'altra bomba infine è esplosa al Cairo, provocando la morte di una persona ed il ferimento di altre sette.

Già dopo le prime due esplosioni le misure di sicurezza sono state massicciamente rafforzate all'aeroporto internazionale della capitale, al ministero dell'Interno, in tutto il distretto di Giza, davanti alle ambasciate britannica e statunitense - che già ieri aveva diramato un'allerta ai cittadini Usa evocando il rischio di scontri e possibili attentati.

La rivendicazione e il monito jihadista. Nel frattempo il gruppo jihadista Ansar beyt el Makdes (Ansar Jerusalem, i sostenitori di Gerusalemme, ndr) ha rivendicato via Twitter la paternità dell'attentato di stamattina contro il quartier generale della polizia al Cairo. «Questo attentato è diretto contro le forze di sicurezza, infedeli e sanguinarie» si legge nel testo. Il gruppo afferma che «proseguirà la jihad» e che «Allah accoglierà in paradiso il martire che ha effettuato l'operazione».

Il gruppo jihadista ha intimato gli egiziani di non scendere domani in piazza, «se non vogliono ritorsioni». In un comunicato diffuso dallo stesso gruppo e pubblicato dall'agenzia Mena, i jihadisti scrivono: «Se restate a casa vi assicuriamo protezione, ma se scendete per strada siamo capaci di dissuadervi». Il gruppo ha rivendicato l'attentati odierno alla prefettura del Cairo.

Sono gravissimi i danni al museo islamico del Cairo, che sorge davanti al quartiere generale della polizia della capitale obiettivo un attentato stamani. «Un edificio del museo è crollato - dice all'Ansa una fonte qualificata nella capitale egiziana - Otto manoscritti sono stati distrutti, e la maggior parte dei reperti sono stati danneggiati».

Rischio presenza Al Qaida. «Oggi in Egitto esiste un grande rischio legato alla presenza di Al Qaida, più che in passato». Quanto sta accadendo al Cairo riflette «la disperazione e la forte volontà di creare un grande caos» da parte di gruppi terroristici. Così Ehab El Kharrat, presidente della Commissione Diritti Umani del Consiglio della Shura (Camera alta) egiziano, ha commentato all'ANSA - a margine del convegno «Mediterraneo e migrazioni», organizzato alla Camera - gli attentati susseguitisi oggi nella capitale egiziana. «Nessuno ricorda che il presidente Morsi ha ordinato il rilascio di circa 1.500 persone giudicate, con regolare sentenza, come terroriste», ha spiegato il senatore egiziano sottolineando come «queste persone si siano riorganizzate» coltivando anche «legami» con Al Qaida. Questi gruppi - ha aggiunto El Kharrat - cercano di «dividere» l'unità delle forze armate egiziane o di «formare essi stessi delle milizie potenti, legate ad Al Qaida». E, ha concluso El Kharrat, «mi dispiace che tutto ciò alimenti l'odio e il risentimento di gran parte degli egiziani verso i Fratelli Musulmani. Ciò non aiuta la democratizzazione, l'integrazione, la riconciliazione» dell'Egitto. «C'è un grande rischio legato ad Al Qaida oggi in Egitto, più grande che in passato».

Gli arresti Oltre 250 «sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi» sono stati arrestati ieri in Egitto, nel corso degli scontri con le forze di sicurezza e i filo-governativi in tutto il Paese. Lo riferisce l'agenzia di Stato Mena, citando un comunicato del ministero dell'Interno. Il bilancio degli scontri, si aggiunge, è di 14 morti e 77 feriti, a «Damietta, Alessandria, Giza, Beni Suef, Sharqiya, al Cairo, Fayoum, Ismailia, Beheira, Minia e Quena.

L'appello degli Usa. Il Dipartimento di Stato americano ha invitato gli egiziani a mettere fine alle violenze di queste ore e a esercitare moderazione in occasione del terzo anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir. È quanto si legge in un comunicato.

La Ue. «Condanna» per gli attacchi che nelle ultime 24 ore in Egitto hanno provocato numerosi morti e feriti, e l'avvertimento che «la violenza non porterà l'Egitto più vicino al desiderio della popolazione per un paese democratico». Così l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, ricordando che nel terzo anniversario della rivoluzione «la strada verso la democrazia resterà difficile». Da qui l'invito al popolo a «restare unito» e a mostrare «spirito di compromesso» per raggiungerla.

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