Juan Jesus e le campagne serie sul razzismo

Domenica 31 Marzo 2024, 10:00
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Gentile direttore de Core,

ho seguito con attenzione quanto accaduto con le decisioni che hanno riguardato le offese in campo che hanno coinvolto i calciatori Juan Jesus del Napoli e Acerbi dell'Inter. Giudico allora assolutamente “pilatesca” la decisione della Federcalcio di assolvere il giocatore Acerbi dall’accusa di razzismo «per mancanza di prove». Poi è seguita addirittura una serie di abbracci e solidarietà postuma ad Acerbi. E Jesus? È forse impazzito a segnalare certe cose? Ho ha detto il falso? E le scuse in campo? Si tratta, a mio modesto modo di vedere, di uno “sfregio” per tutto il mondo del calcio. Ora, sarebbe il caso che quanti hanno una sensibilità in questo delicato settore, nelle prossime giornate di campionato, scendessero in campo col volto “segnato” da questo sfregio. Come a dire: «Che non accada mai più!». Ed anche per farli vergognare almeno un po'. Lei cosa ne pensa? Io davvero sono assai contrariato dalla piega che ha preso il mondo del calcio.

Roberto Iossa 

Pomigliano d'Arco 

Il direttore risponde 

 

Caro Roberto,

come lei capirà, trattasi di una vicenda molto spinosa, ovvero scivolosa.

Preso atto che le sentenze si rispettano, sportive e non, si può, nella fattispecie, obiettare tranquillamente che la decisione non sgombera il campo dal dubbio iniziale. Perché, accantonando la tesi della cattiva interpretazione delle parole di Acerbi, ché risulterebbe gustosa solo per i meme del web, gli scenari sono due: o il calciatore dell'Inter ha pronunciato l'offesa nei confronti di Jesus, oppure Jesus ha mentito e Acerbi sarebbe vittima di una macchinazione del centrale brasiliano del Napoli. Il giudice si è rifugiato in corner: assenza di prove. Né televisive, né testimoniali. Senza di quelle, non si pronuncia una condanna. A margine, vorrei porre qualche domanda, perché è vero che non si costruiscono sentenze sulla base del contesto, ed è giusto essere garantisti anche con Acerbi, però credo che il contesto abbia comunque rilevanza, ancor più quando un provvedimento viene preso non perché il fatto non sia stato commesso, ma appunto per mancanza di prove. Qualcuno dei vertici del calcio, dei grandi nomi del calcio, così tiepidi verso Jesus e invece, con il passare dei giorni, così vicini ad Acerbi, può spiegarci perché il brasiliano si sarebbe fermato, indignato, e avrebbe richiamato l'attenzione dell'arbitro, rifiutando il goffo abbraccio di Acerbi e le spiegazioni (con mano davanti alla bocca) dei giocatori interisti? Con il senno di poi, Jesus avrebbe dovuto chiedere, legittimamente, la sospensione della partita. E invece è prevalso il buon senso. Un errore. Ah, mi scusi, Roberto, finora non ho scritto la parola fatidica: razzismo. No, non me ne ero dimenticato. È che, come spesso accade in Italia, si sa da dove si parte e non si sa dove si arriva. Con tutto il rispetto per Acerbi, temo che non parteciperò alla sua beatificazione. E sarò sempre dalla parte di chi, si chiami Jesus o mister X, si sentirà ferito da parole pronunciate per offendere - parole quelle sì come pietre - legate alla razza, alla etnia, alla religione. Sconforta, deprime, indigna che nel 2024 si sia ancora costretti a discettare di queste miserie (dis)umane. Ci sovviene il Pasolini dell'«io so, ma non ho le prove». Ecco: tutti noi sappiamo, prove o non prove. E risparmiateci il teatrino stucchevole degli appelli televisivi nei giorni deputati alla Solenne Battaglia contro qualcosa di riprovevole o contro i cattivi di turno. Francamente, non mi pare servano a molto. Le campagne vere non possono esaurirsi in slogan pronunciati frettolosamente per dovere e non per convinzione. Per chiudere: ci saremmo aspettati la fascia di capitano ieri a Jesus, ma a questo Napoli è chiedere troppo. Auguri, di cuore, a tutta la comunità dei lettori del Mattino. 

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