Simona Ventura torna a sorridere. E lo fa dopo tanto tempo. «Il 2023 per me - racconta in un'intervista a Libero - è stato un anno straordinario, ma il 2024 porterà un sacco di cose belle: ci sarà il mio matrimonio, i sessant’anni del mio amore Giovanni, sessant’anni di matrimonio dei miei genitori, i diciott’anni di mia figlia Caterina… un anno all’insegna delle feste e dell’allegria».
Le nozze con Giovanni Terzi
Una forza incredibile che nel tempo non ha mai smesso di accompagnarla. Avanti sempre con il suo motto: “Crederci sempre, arrendersi mai“. Nemmeno davanti al cuore spezzato.
La depressione
Forse perché «io e Giovanni abbiamo avuto gli stessi dolori, lo stesso percorso di vita. Io e Giovanni adoriamo avere questa famiglia allargata dove nessuno rimane indietro. Noi, conla nostra positività, riusciamo a fare stare tutti bene e questo ci rende felici». Simona poi scende nei particolari: «C’è stato un momento nella mia vita di rassegnazione, di depressione. Quella sensazione di trovarti dentro un vortice che ti tira giù. È successo proprio quando i miei figli se ne sono andati in Inghilterra: mi accorgevo di allontanarmi dalla mia famiglia e per di più ero capitata in un giro di persone che non erano i miei amici» Come ne è uscita? «Mi sono fatta aiutare, ho affrontato un percorso insieme a una persona meravigliosa che mi ha fatto capire dove ritrovare la forza e l’energia positiva. Sai, la volontà da sola spesso non basta».
Il figlio Niccolò
Ma il vero motivo glielo ha dato suo figliò Niccolò dopo che nel 2018 è stato accoltellato fuori da una discoteca nel tentativo di aiutare un suo amico: «Quello è stato uno schiaffo che ci ha dato Dio, perché sono credente, e a quel punto è cambiato tutto. Io ho ritrovato una forza da leone e da quel momento tutto si è ribaltato. Ho pensato di essere stata miracolata nell’avere salva la vita di mio figlio e questo mi ha fatto capire di essere una donna estremamente fortunata che doveva reagire e così è stato».
La malattia di Giovanni
Ma le battaglie non sono finite per Simona. A Giovanni è stata diagnosticata una patologia genetica che colpisce i polmoni. «Io non c’ho pensato due volte, quando ho saputo di questa malattia, a buttarmi anima e corpo per stargli accanto e affrontare insieme questo percorso difficile. Un percorso che mi ha permesso di conoscere persone straordinarie nel servizio sanitario nazionale di cui si parla tanto e soprattutto male. Per me è un servizio pubblico e ci tengo a ribadirlo, è meraviglioso, ci sono persone, medici, ricercatori magnifici di cui si parla sempre troppo poco ma che meritano invece di essere lodati. Ma del resto si sa, fa più rumore un albero che cade…».