Pompei, cinque detenuti di Poggioreale dal carcere al riscatto con il lavoro negli Scavi

Al via un progetto per i lavori di pubblica utilità e recupero

La firma del protocollo d'intesa
La firma del protocollo d'intesa
di Susy Malafronte
Lunedì 16 Ottobre 2023, 23:13 - Ultimo agg. 18 Ottobre, 07:21
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La cultura al servizio del riscatto sociale. Cinque detenuti troveranno la strada della libertà attraverso i sentieri delle antiche domus. I cinque detenuti andranno ad aggiungersi, a breve, ai 20 «diversamente liberi» già a lavoro nel parco a seguito del protocollo siglato con il tribunale di Torre Annunziata a marzo del 2021. Il sito culturale è l’unico al mondo ad aver accettato la «messa alla prova» (così come previsto dall’articolo 168 bis del Codice Penale), con cui si stabilisce che per reati di limitata gravità, l’imputato può chiedere di svolgere una prestazione (non retribuita) di pubblica utilità, con sospensione del procedimento penale e, in caso di esito positivo, l’estinzione del reato.

Dopo il percorso formativo, i più bravi avranno la possibilità di lavorare negli scavi da uomini liberi. L’esperimento parte dall’unicum Pompei, la città patrimonio Unesco che, così come è emersa dalle ceneri, riporterà la luce nella vita di chi ha deciso di cambiare vita. Un plauso arriva dal ministro Carlo Nordio: «Rieducare con cultura e bellezza. L’iniziativa coniuga elementi essenziali per attuare in pieno la funzione costituzionale della pena: il lavoro innanzitutto, ma anche la cultura e la bellezza». Così il ministro della Giustizia nel messaggio inviato in occasione della firma del protocollo che consentirà ai detenuti di svolgere lavori di pubblica utilità negli Scavi di Pompei. «A chi verrà a prestare qui il proprio servizio - persone ovviamente con profili adatti - noi offriamo una nuova occasione. La offriamo a loro e la offriamo alla nostra società: il lavoro è via maestra per arrivare alla recidiva zero, evitare cioè che chi abbia commesso un reato torni a delinquere», ha concluso il ministro. 

L’accordo è stato firmato ieri nell’Auditorium degli scavi dal direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, dal giudice di sorveglianza, Patrizia Mirra, dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello e dal direttore della casa circondariale «Giuseppe Salvia» di Napoli, Carlo Berdini. All’incontro di presentazione del progetto hanno partecipato il capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, il direttore generale detenuti e trattamento, Gianfranco De Gesu, la provveditrice regionale dell’Amministrazione penitenziaria Campania, Lucia Castellano, il presidente del tribunale di Torre Annunziata Ernesto Aghina, il capo della procura oplontina Nunzio Fragliasso e il sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio.

Il primo cittadino si è detto disponibile ad allargare il protocollo di intesa mettendo a disposizione i fondi dei servizi sociali del Comune.

Il direttore del carcere, Berdini, ha accettato l’offerta del sindaco. «Ho provato a immaginare una detenzione ottusa - sottolinea il capo Dap Russo - fatta solo di privazione di libertà come una coltre di cenere e lapilli proprio come quelle vite sommerse nel 79 dopo Cristo a cui l’archeologia restituisce realtà». 

 

Aspetti messi in luce anche dalla provveditrice Castellano, che ha definito il progetto una «contaminazione tra carcere e territorio che ricalca esperienze precedenti e che consente al detenuto di uscire e aprire la mente alla bellezza». La collaborazione tra istituzioni di una stessa società è l’elemento evidenziato dal magistrato di sorveglianza Patrizia Mirra, che ha ricordato come lavoro e formazione siano «binomi inscindibili che assumono un valore esponenziale, perché offrono nuove motivazioni al detenuto e danno indicazioni ad altri esponenti della società per promuovere iniziative che avvicinino il carcere». 

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«L’iniziativa rappresenta un connubio straordinario tra la valorizzazione del patrimonio culturale e il processo e di riabilitazione sociale», ha commentato il garante Samuele Ciambriello. Gli aspetti etici dell’iniziativa sono stati colti anche dal direttore del parco Zuchtriegel, che ha evidenziato: «Questo protocollo, come già il precedente sottoscritto con il Tribunale di Torre Annunziata dimostra quanto la cultura, attraverso le istituzioni museali, possa avere un ruolo importante nelle attività di reintegrazione sociale. Tali progetti, come altri avviati dal Parco, di inclusione del territorio e delle scuole, fanno sì che l’archeologia possa contribuire concretamente a cambiare la vita delle singole persone, e dunque di una intera società».

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