Carabinieri-rapinatori, terzo interrogatorio per il fratello dell’imprenditore ucciso

Carabinieri-rapinatori, terzo interrogatorio per il fratello dell’imprenditore ucciso
di Francesco Gravetti e Mary Liguori
Giovedì 2 Aprile 2015, 09:00 - Ultimo agg. 09:24
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Ottaviano. I carabinieri hanno interrogato Donato Prisco, per la terza volta in una settimana, nello stesso giorno in cui erano in corso i funerali di suo fratello Pasquale, ucciso dopo la rapina al supermercato di Ottaviano della quale rispondono due carabinieri, Claudio Vitale e Jacomo Nicchetto. Un nuovo interrogatorio, dunque, sintomo del fatto che l’attenzione investigativa per chiarire cosa sia realmente successo sulla Statale 268 dopo la rapina al supermercato Etè di Ottaviano non è affatto calata.

Al momento la procura indaga per rapina e omicidio volontario, e il gip che ha convalidato i fermi nei confronti di Nicchetto e Vitale ha condiviso in toto il quadro accusatorio tratteggiato dal pm Bianco, ma le indagini continuano: ci sono aspetti non chiari che troveranno risposta solo dagli esami scientifici e balistici in corso presso il Racis di Roma.

A sette giorni dal raid in cui ha perso la vita il 28enne Pasquale Prisco, che con parenti e dipendenti dei market di famiglia si era lanciato all’inseguimento dei rapinatori, i carabinieri hanno interrogato nuovamente il fratello, ancora ricoverato in ospedale per le ferite da arma da fuoco.

Un passaggio necessario perché il giovane non era del tutto cosciente quando i militari lo hanno ascoltato nelle occasioni precedenti. Martedì i carabinieri lo hanno quindi sentito di nuovo, su richiesta della procura, e il giovane ha confermato quanto detto in precedenza e quanto emerge delle ricostruzioni degli investigatori. A fare fuoco sarebbero stati entrambi i carabinieri-rapinatori, dopo essere usciti fuori strada durante l’inseguimento ed essere andati ad impattare con l’auto contro il guard rail.

I carabinieri indagati hanno raccontato di essere stati costretti ad aprire il fuoco perché aggrediti da dodici persone, ma oltre al giovane poi deceduto in nottata, i feriti al momento dell’arrivo dei soccorsi erano sette. Tutti loro hanno riferito che a sparare sono stati solo i due militari, ma le indagini continuano: altre due persone erano positive allo stube subito dopo i fatti. I dubbi però partono da lontano e la procura sta cercando di chiarire i veri motivi che alcuni anni fa portarono al trasferimento di Vitale a Mestre, dopo essere stato per alcuni anni in forza al Battaglione Cio di Secondigliano.

In via ufficiosa si è saputo che Vitale intratteneva frequentazioni discutibili con persone della zona vesuviana, tuttavia resta misterioso il vero motivo del suo trasferimento. Gli investigatori stanno cercando di stabilire se ci siano nessi tra quei fatti e la rapina di una settimana fa. Benché gli inquirenti mantengano il più stretto riserbo, non si esclude che oltre a Donato Prisco siano stati interrogati più volte anche i suoi sei dipendenti, tutti refertati per ferite da arma da fuoco.