Un politrauma cranico e il rischio di compromettere un occhio. Queste le conseguenze del violento pestaggio subito da Roberto Tarallo che ora può considerarsi fuori pericolo ma che, per molti giorni, ha convissuto con la paura di poter subire danni alla vista. L'assalto di stampo neofascista contro il 43enne napoletano, insegnante di fotografia, è stato un concentrato di pugni e botte contro la nuca, il volto e gli occhiali che indossava e che, spezzandosi, hanno contribuito a ferirgli il volto e la zona perioculare.
Una brutale raffica di botte che i medici hanno refertato con quindici giorni di prognosi, come si legge dai documenti registrati dai sanitari dell'Asl Napoli 1, che però ha sollevato un moto di ribellione e solidarietà tra gli abitanti nel cuore del Vomero, il quartiere dove Tarallo è stato assalito.
Gli occhi e le voci del quartiere non sono state affatto indifferenti di fronte al pestaggio innescato da una toppa sul giubbino di Tarallo che riportava il simbolo di «azione antifascista». Il primo segnale della risposta della comunità vomerese, infatti, risale alla sera dell'aggressione, lo scorso 12 ottobre quando due testimoni, due donne per la precisione, hanno aiutato l'insegnante di fotografia e l'amico che era con lui, pochi istanti dopo essere rimasti vittime del raid di botte. Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei riguardi dei quattro uomini indagati per l'aggressione e tutti esponenti della formazione di estrema destra denominata CasaPound, si legge nero su bianco l'intervento delle due passanti.
La risposta del quartiere all'aggressione di stampo neofascista è rimbalzata velocemente tra i social nei giorni successivi al raid. Tra i commenti di solidarietà e vicinanza nei confronti di Tarallo si è fatto largo un sentimento politico ideologico contro l'episodio avvenuto nel cuore del Vomero che, in poco tempo, si è strutturato in una vera e propria mobilitazione. Comitati, associazioni e singoli cittadini si sono riuniti il 29 ottobre in via Luca Giordano, per un sit in di solidarietà che, di fatto, è diventato una protesta dall'anima antifascista come non se ne vedevano da anni in città. Tra i partecipanti, riuniti in circa duecento manifestanti, erano presenti gli attivisti di No Box, della Rete Sociale, i presidenti dell'ottava e della sesta municipalità, rispettivamente Nicola Nardella e Alessandro Fucito, l'ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il consigliere regionale Maria Muscarà, la sezione Lenuccia dell'associazione nazionale partigiani, il Gridas e molte altre realtà associative napoletane, collettivi e movimenti studenteschi.
L'aggressione selvaggia denunciata da Roberto Tarallo non ha scosso solo il quartiere partenopeo che, suo malgrado, ne è stato teatro del brutale atto di violenza ma è diventata anche oggetto di due interrogazioni parlamentari con o richieste di indagine presentate dalla senatrice Ilaria Cucchi e dal senatore Dario Carotenuto. La sensazione di «essere in pericolo» non traspare solo dalle risposte del territorio ma tra le carte dell'ordinanza di custodia cautelare, emerge un'osservazione significativa su come il pestaggio sia «sintomatico di personalità allarmanti».