Equitalia, a Napoli un addio
​soltanto annunciato

Equitalia, a Napoli un addio soltanto annunciato
di Paolo Barbuto
Martedì 18 Ottobre 2016, 10:24 - Ultimo agg. 16:45
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«Il Comune di Napoli è il primo ad aver detto addio a Equitalia: obiettivo raggiunto». 9 giugno 2016, Luigi De Magistris ha un volto disteso e sorridente nella foto sotto la quale racconta il grande risultato che ha conquistato. Il documento viene diffuso giusto a cavallo fra il primo turno e il ballottaggio che la settimana successiva lo confermerà sulla poltrona di sindaco di Napoli. Sospiro di sollievo dei cittadini: addio all'odiosa società di riscossione; grazie De Magistris, pensano tanti napoletani.

«Il Comune di Napoli chiede a Equitalia di avviare la procedura di riscossione coattiva per multe non pagate. Totale: dieci milioni di euro», che vanno «spremuti» dalle tasche dei napoletani. 13 ottobre 2016, stavolta non ci sono fotografie allegate, nessun volto sorridente. Il ballottaggio c'è stato quattro mesi fa però sembra lontano anni luce, lo sono anche le fulgide dichiarazioni pre elettorali. Sbuffo di rabbia dei napoletani: ma come? De Magistris non aveva detto addio a Equitalia?

Adesso voi tutti sarete convinti, come noi, che quando un sindaco parla in via ufficiale, non dice mai bugie: se De Magistris a giugno ha detto che Napoli è la prima città d'Italia ad aver rottamato la società di riscossione, è certamente così, nessuno può avanzare dubbi. E allora dobbiamo pensare a una teoria del complotto: c'è qualcuno a Palazzo San Giacomo che, appena il sindaco si distrae, chiede a Equitalia di tornare al lavoro. Possibile? Forse no. Dunque se vogliamo vederci chiaro sarà il caso di ripercorrere le tappe della vicenda.

Alla fine di gennaio del 2016 il sindaco di Napoli e l'assessore al Bilancio convocano una conferenza stampa annunciando la nascita di «Napoli Riscossione»: una società in house del Comune che manda in soffitta Equitalia. Vengono proiettate 21 slides al confronto delle quali quelle abitualmente proposte dal Primo Ministro appassiscono. Nessuno si presenterà più alla porta di un napoletano con una cartella esattoriale perché la riscossione sarà «dolce» (usano proprio questa parola sindaco e assessore). E poi, spiegano le slides che corrono in sequenza, la nascita di una società di riscossione tutta made in Napoli, produrrà anche posti di lavoro: per andare a regime la «Napoli Riscossione» avrà bisogno di altre 300 persone che verranno assunte pian piano col passare degli anni. Roba da standing ovation: niente riscossione dura, più posti di lavoro, questa sì che è una rivoluzione. Ma la rivoluzione, chiarisce De Magistris partirà dal mese di maggio.

I mesi corrono, le elezioni si avvicinano: a febbraio c'è un post che viene condiviso in massa: «Io voto De Magistris perché ha finalmente reso possibile l'addio a Equitalia». E voi non l'avreste condiviso un post così? Poi si presenta aprile e il sito «sindacopernapoli» insiste con una pagina creata ad hoc «Napoli è la prima città d'Italia ad aver detto addio a Equitalia». Evviva.

Pian piano la primavera avanza quando, a giugno, come avete già letto all'inizio di questo articolo, il sindaco considera un «obiettivo raggiunto», la cancellazione di Equitalia dalla vita dei napoletani.
Però, poi, passano le elezioni, De Magistris riconquista la sua poltrona e si presenta un dettaglio singolare. All'inizio di agosto in Consiglio Comunale si parla della creazione di «Napoli Riscossione» e i napoletani più accorti cominciano a pensare: ci sarà un errore, quella roba è nata a maggio, l'ha detto il sindaco, gli crediamo. Poi succede che, alla fine di settembre, sempre quei discoli del Consiglio Comunale, chiedono all'assessore Palma cosa ne è dell'addio a Equitalia e lui risponde che sono al vaglio «investimenti da 1 milione e 250 mila euro per avviare la fase di start-up di Napoli Riscossione».

E i soliti cittadini un po' attenti cominciano a capire che forse, a maggio, non c'è stato nessun addio a Equitalia e non è nata nessuna società in house per la riscossione «dolce».

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