Orrore a Giugliano, il killer era in auto col marito e la moglie

Orrore a Giugliano, il killer era in auto col marito e la moglie
di Mariano Fellico
Martedì 21 Aprile 2015, 11:53 - Ultimo agg. 22 Aprile, 08:16
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GIUGLIANO. Le tracce di sangue nell'auto. Il taxi chiuso dall'esterno. Due cose sono certe: il killer è entrato nell'auto prima di uccidere il tassista e la moglie. Ha sparato, si è liberato dei corpi. Forse aveva dei guanti e si sentiva sicuro di non lasciare tracce. Poi potrebbe avere gettato la pistola nella discarica, lontano dai corpi. Per questo polizia, specialisti dell'Esercito, vigili del fuoco e speleologi a lavoro da ieri nella discarica per trovare tracce utili per fare luce sull'assassinio della coppia di coniugi di Melito. Chiara, a 48 ore di distanza dalla scoperta dei corpi, le modalità del delitto: Luigi Simeone e Immacolata Assisi sono stati freddati rispettivamente con tre e due colpi di pistola esplosi con una calibro 7.65. Un'arma per certi versi comune e facilmente reperibile anche da chi non frequenta gli ambienti della criminalità organizza. Un'arma che potrebbe essere stata gettata nella ex cava.



Ieri è stato perlustrato il dirupo. Ma la pistola potrebbe essere finita anche nel laghetto sul fondo dell'invaso. Dalla mattinata e fino al primo pomeriggio, gli agenti del commissariato di polizia di Giugliano (con il primo dirigente Pasquale Trocino), i vigili del fuoco e gli speleologi si sono calati sulle pareti della cava di masseria Monticelli, invaso già sottoposto a sequestro per sversamenti illegali di rifiuti e al centro di polemiche per la decisione della Regione di aprire una nuova discarica. Controllata palmo a palmo la zona. Ma gli esperti dovranno tornare tra qualche giorno: sarà ispezionato il fondale del laghetto che si trova nell'invaso: una falda acquifera che potrebbe nascondere insidie e per cui saranno utilizzati dei mezzi speciali.



Al vaglio degli inquirenti le ultime ore di vita della coppia. Sabato sera, secondo quanto appreso dai poliziotti, marito e moglie avrebbero cenato in un locale della zona della fascia costiera con degli amici e poi sarebbero andati via. E proprio queste persone, tra cui anche dei conoscenti, sono stati interrogati per diverse ore dagli investigatori. Si cercano indizi utili per ricostruire le ultime ore di vita dei due. Ma una cosa è certa: avevano appuntamento con chi li ha uccisi. Da chiarire il movente. Il motivo per cui sono stati assassinati con tanta violenza e forse premeditazione.



Il taxi, la Fiat Multipla bianca, era proprio nell'area interdetta: la recinzione era stata divelta già da tempo. La vettura era stata parcheggiata perfettamente e perfino chiusa a chiave. Nell'auto tracce di sangue. Quindi, secondo gli inquirenti, è possibile che i due coniugi siano stati assassinati nella vettura e poi i corpi gettati nella scarpata. Ma il tutto non quadra: perché non far sparire anche l'auto? Perché l'assassinio è avvenuto in quella traversa dove c'è una cava di pozzolana controllata da guardiani? Chi ha agito, forse, sapeva come muoversi. Conosceva alla perfezione la zona.

Gli inquirenti hanno escluso già dai primi momenti l'ipotesi dell'omicidio-suicidio, come sarebbe stata accantonata anche quella dell'usura: i tasselli del districato puzzle non si incastrano con la vita tranquilla e senza macchie delle due povere vittime. E intanto, nella palazzina di cinque piani di via Colonne i vicini sono rimasti senza parole. Lì vivevano da una decina di anni, da quando hanno acquistato casa. Un appartamento al terzo piano dello stabile. Tutti li hanno definiti come una coppia tranquilla e senza problemi. E a Melito, fino a qualche anno fa, risiedeva la sorella di Immacolata Assisi.
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