Venere degli stracci di Napoli: clochard ai domiciliari, affidato alla parrocchia

Disposta la scarcerazione di Simone Isaia: entra nella comunità di don Franco Esposito

La nuova Venere degli stracci in piazza Municipio
La nuova Venere degli stracci in piazza Municipio
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 9 Aprile 2024, 23:36 - Ultimo agg. 11 Aprile, 07:27
4 Minuti di Lettura

Ora potrà immaginare una nuova vita, in un dialogo quotidiano con i formatori e con ex ragazzi a rischio. Ora potrà confrontarsi con persone desiderose di dimostrare il proprio talento, magari determinate a mettersi alle spalle un destino di misfatti o di emarginazione. Ora potrà sentirsi parte di un tutto, lì nella comunità di don Franco Esposito al rione Sanità. È questa la destinazione di Simone Isaia, il clochard recentemente condannato in appello per l’incendio della Venere degli stracci, un anno fa in piazza Municipio. Lo hanno stabilito i giudici della corte di appello - presidente Andrea Rovida - che hanno accolto la richiesta dell’avvocato di Isaia, il penalista romano Giovanni Belcastro, disponendo la scarcerazione dell’imputato. Pochi giorni fa, Isaia era stato condannato a due anni e sei mesi con l’accusa di danneggiamento come conseguenza di incendio per i fatti del 12 luglio scorso, con una sensibile riduzione della pena di primo grado (che era stata fissata a quattro anni di cella con l’accusa di incendio doloso).

Una decisione, quella di scarcerare Isaia, che ha fatto leva anche sul parere favorevole del sostituto pg Luigi Musto, anche sull’onda d’urto di un intero movimento di opinione che puntava ad ottenere una condizione meno afflittiva del carcere per il clochard napoletano. Sin dalle prime battute dell’inchiesta, l’imputato (assistito anche dalla penalista Carla Maruzzelli) aveva dichiarato di essere innocente rispetto all’accusa di aver mandato in fumo la Venere degli stracci. Una battaglia legale che ora attende il deposito delle motivazioni dei giudici di appello, in uno scenario che ha fatto registrare interventi in favore del senza fissa dimora, ovviamente al di là del doveroso lavoro di accertamento da parte dei giudici. Un giorno prima della sentenza di secondo grado, è stato il vescovo di Napoli don Mimmo Battaglia ad intervenire in favore di Isaia: «Non pretendo di entrare nel merito del lavoro dei giudici - era la premessa dell’arcivescovo - ma mi pongo il problema di stare accanto a un uomo come Isaia». Un caso che si è avvalso dei contributi di intellettuali e giuristi, ma anche del garante regionale per i diritti dei detenuti Samuele Ciambriello.

 

La mission

Ora Isaia potrà entrare nella comunità di don Franco Esposito, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale carceraria, che da cinque anni ha aperto una casa di accoglienza per detenuti ai domiciliari, nel solco del volontariato e della formazione sul campo di chi punta a risalire la china e a trovare nuove traiettorie esistenziali, dopo una esperienza penale o detentiva.

Sono stati i carabinieri della compagnia Stella che hanno depositato in questi giorni una informativa sulle caratteristiche della comunità che ospiterà Isaia formalmente ai domiciliari, una informativa da cui non sono emerse controindicazioni rispetto alla richiesta di revoca degli arresti in cella.

Video

Ora una nuova chance per il clochard napoletano. Lo scorso luglio sono stati gli agenti della squadra mobile di Napoli ad inchiodare il presunto piromane. Decisive le immagini della videosorveglianza che inquadravano, alle cinque del mattino, il tragitto di Isaia, che si attardò dietro l’allestimento di Michelangelo Pistoletto. Poche ore dopo l’incendio, Isaia venne trovato con diversi accendini nella borsa, senza saper dare giustificazioni sul loro utilizzo. Un caso che si chiude, almeno in attesa di un possibile ricorso per Cassazione, mentre Isaia può lasciarsi alle spalle la cella per entrare nella comunità di don Franco. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA