Premio Cortese a Lello Esposito: «Con Pulcinella in giro per il mondo»

Premio Cortese a Lello Esposito: «Con Pulcinella in giro per il mondo»
di Fabrizio Coscia
Martedì 15 Novembre 2016, 11:41
3 Minuti di Lettura
«Lello Esposito è un artista spontaneo, intelligente e versatile, che, vichianamente, esercita la conoscenza senza la riflessione. Il suo studio è Napoli, la città materiale e la città immateriale, le cui mille facce Lello Esposito ritrae senza sosta, in continua ricerca, in continua scoperta attraverso la maschera di Pulcinella». Così Fulvio Tessitore, nella motivazione del Premio Roberto Cortese, spiega la scelta della Fondazione Guido e Roberto Cortese di assegnare il riconoscimento della decima edizione di «Napoli per l'arte» allo scultore e pittore napoletano, oggi, alle 17, presso il Circolo Artistico e Politecnico. Un riconoscimento che premia un'attività artistica ormai quasi quarantennale, durante la quale Lello Esposito ha dato visibilità e rappresentatività internazionale ai segni identitatari di una città antica e moderna allo stesso tempo (Pulcinella, soprattutto, ma anche San Gennaro, il Vesuvio, l'uovo). Interverranno alla cerimonia di premiazione lo stesso Tessitore, Jean-Noël Schifano e Sebastiano Maffettone, con un ricordo di Claudio Angelini. Introdurrà Giuliana Gargiulo.

Esposito, cosa rappresenta per lei questo premio?
«È un riconoscimento importante, conferito da una fondazione prestigiosa, che ha sempre fatto delle scelte significative. Mi sento onorato, felice e anche imbarazzato, devo dire, solo a scorrere l'elenco dei premiati degli ultimi anni».

Com'è cambiato il suo Pulcinella da quando ha iniziato a oggi?
«È cresciuto insieme a me, come un compagno di viaggio, un compagno di strada. Era importante per me comunicare alla città questo segno riconoscibile, come anche gli altri su cui ho lavorato in tutti questi anni, per raccontare la tradizione, ma facendolo in modo moderno, contemporaneo, pop. Prima Pulcinella mangiava solo gli spaghetti, ora ha imparato a mangiare di tutto, si è globalizzato, è partito per il mondo».

Questo è il senso del titolo che scelse per una sua opera di qualche anno fa: «Pulcinella non abita più qua»?.
«Sì, era un modo per comunicare l'emancipazione della maschera da un certo tipo di napoletanità stereotipata, folcloristica. Ma anche per dichiarare che pur portando inciso nella mia pelle questo segno, ora non mi appartiene più, perché appartiene al mondo».

Intanto anche il suo lavoro si è internazionalizzato. Le sue opere sono in mostra in molte parti del mondo, in particolare con grande successo a New York.
«Diciamo che ho accompagnato Pulcinella in questo processo di metamorfosi. La mia pittura e la mia scultura si sono arricchite in un percorso che è stato anche di viaggio, conoscenza, esperienza».

Si sente testimone di quale Napoli oggi?
«Mi sento testimone di valori della nostra identità, perché lavoro attraverso la ricerca di forme nuove, ma senza mai rinnegare la tradizione. E sono felice che oggi la città stia vivendo un momento di attrazione turistica straordinario, perché Napoli è una città con risorse davvero uniche e il vero miracolo è che oggi è il mondo che viene da noi».

Molti vengono anche a visitare il suo studio, nelle scuderie di Palazzo Sansevero, uno spazio straordinario restituito alla città.
«Anche questo fa parte di quel percorso di cui parlavo prima: è la storia identitaria della città che si fa riconoscibile attraverso i suoi segni e che attraverso questi segni si rafforza. Se oggi Napoli è diventata una città internazionale non posso che esserne orgoglioso».

Per questo la città continua a essere la sua principale forma di ispirazione?
«Ho un legame molto forte con la città, con le persone che ci vivono, ma la mia opera non sarebbe la stessa se non mi fossi confrontato anche con i linguaggi artistici internazionali. Sono passati quarant'anni da quando, ragazzino, scolpivo i primi Pulcinella, oggi questa maschera è diventata una realtà in movimento. Non è un caso se è stata candidata come patrimonio dell'Unesco. Vuol dire che non ha più nulla di oleografico. Possiamo dire che Pulcinella è cresciuto e parla la lingua del mondo».