Un viaggio emozionale attraverso la storia recente di Procida, percorrendo una sottile linea rossa rappresentata dai tessuti di lino, che i carcerati di «Palazzo d’Avalos», complesso simbolo dell’isola, lavoravano durante la detenzione e le donne isolane trasformavano con cura in capi di corredo destinati al mercato di tutta Italia. Si apre giovedì 23 giugno la straordinaria mostra temporanea «Fili d’ombra, fili di luce», inserita nel programma culturale di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 e allestita negli spazi di «Palazzo d’Avalos», luogo di ombre e di dolore, dove sembrerà risuonare il rumore degli antichi telai.
La mostra, che resterà visitabile fino al 31 dicembre, è a cura di Tommaso Delvecchio e organizzata dall’associazione «Chiaiolella-Borgo Marinaro» e dall’associazione «Minerva», in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’Università degli studi della Campania «Luigi Vanvitelli», e della sartoria Palingen, legata alla Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.