Sandokan, Francesco Schiavone si pente: «Duro colpo alla criminalità»

Dubbi sui segreti che svelerà: «Lo Stato non ha mai mollato»

In aula Ieri il processo ai Casalesi
In aula Ieri il processo ai Casalesi
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 29 Marzo 2024, 23:20 - Ultimo agg. 30 Marzo, 18:22
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Ma ora svelerà davvero tutti i segreti? O vuole evitare il carcere a vita? A domandarselo, in particolare, è chi ha seguito da vicino le vicende di Francesco Schiavone, detto Sandokan, il potente capo dei Casalesi da ieri ufficialmente pentito. Interrogativo di magistrati, in servizio o in quiescenza, oltre a giornalisti come Roberto Saviano.

«È certamente un evento di grandissima importanza», premette Federico Cafiero De Raho, ora parlamentare M5s ma soprattutto ex procuratore nazionale Antimafia. «Da lui - spiega De Raho che da pubblico ministero, rappresentò l’accusa nel processo Spartacus - si potranno ambire informazioni di grande rilievo, soprattutto sulla rete imprenditoriale, che costituiva i cartelli utilizzati dai Casalesi per potersi infiltrare negli appalti pubblici. E Schiavone potrebbe anche riferire della cassaforte del clan, che a tutt’oggi non è stata trovata. Inoltre - conclude - sul traffico dei rifiuti e sul disastro ambientale potrebbe essere una fonte per sapere dove sono stati sversati realmente i rifiuti tossici». Sulla stessa linea anche Raffaele Cantone, ora procuratore a Perugia ma in passato pm in alcune inchieste contro i Casalesi: «Adesso la speranza è che possa rendere dichiarazioni che permettano agli inquirenti di far luce su episodi che, ancora oggi, restano oscuri.

Ma, soprattutto, che «possa parlare dei suoi rapporti con la politica e l’imprenditoria della provincia di Caserta, anche in riferimento anche alla Terra dei fuochi», aggiunge il magistrato.

«Il pentimento di Schiavone è un segnale formidabile. La mafia casalese, che è stata combattuta in maniera molto efficace a partire dagli inizi del 2000, non esiste più», spiega Catello Maresca, consulente della commissione bicamerale per le questioni regionali, già pm della Dda di Napoli tra gli autori delle indagini che nel 2011 hanno portato all’arresto del boss dei Casalesi Michele Zagaria. Poi il magistrato aggiunge: «La lotta alla criminalità organizzata resta, però, ancora una priorità assoluta e va condotta con determinazione e strategia, sia sul fronte giudiziario che su quello di prevenzione e di diffusione della cultura antimafia».

«Ma collaborerà dando informazioni importanti o farà come il figlio e la moglie, e altri ex capi, che ad oggi hanno detto molto poco?», sono le domande che si pone in un post lo scrittore Roberto Saviano. E analizza: «Lui conosce mezzo secolo di storia del potere camorristico. La grande paura è che abbia trovato un momento di equilibrio in cui sa bene che non c’è un vero contrasto economico imprenditoriale da parte dello Stato alle organizzazioni criminali. Davvero collaborerà? Farà come Antonio Iovine che ci ha raccontato cose che sapevamo, o ci svelerà come spero nuove possibilità di conoscenza, soprattutto dove trovare i loro soldi, in quali paradisi fiscali sono, e tutti i rapporti con imprenditoria e politica?».

Una vittoria per tutta la politica, a cominciare da Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia che parla «dell’ennesimo durissimo colpo alla camorra e al crimine organizzato e la vittoria dello Stato che, con i suoi uomini e le sue donne migliori, non ha mai smesso di contrastare un fenomeno criminale devastante per il futuro della nostra Nazione. Un altro tassello verso la vittoria di tutti coloro i quali si riconoscono nelle istituzioni, nella giustizia e nella forza delle leggi».

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