L’aveva agganciata su “Bacheca Incontri”, un sito per ottenere appuntamenti. E poi si erano incontrati davvero: lei, una liceale sedicenne di Roma Nord, lui un uomo di 56 anni. Intimità pagate con mance da cento euro e cocaina, poi lui le aveva proposto di organizzare qualcosa di più: un giro di “baby squillo”. La ragazza si era rifiutata e Armando C., dipendente del Vaticano, aveva minacciato di esporla alla gogna mediatica. Il ricatto, stile revenge porn, consisteva nel dare in pasto ai social un filmato della studentessa in atteggiamenti hard. La ragazzina, però, seppur terrorizzata, ha preferito denunciare. E ieri per l’uomo, dipendente del Governatorato dello Stato Pontificio, direzione Telecomunicazioni, è scattata la condanna a sei anni di carcere, in abbreviato, per prostituzione minorile, tentata induzione alla prostituzione, cessione di stupefacenti e anche tentata violenza sessuale per il ricatto del video. «Cancellerò il filmato solo se accetterai di dormire ancora una volta con me», l’ultima minaccia.
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L’incontro con l’uomo era avvenuto ad aprile 2019 in chat.
Un amico del Professore riesce ad avere contatti in chat con la ragazza, ma lei non cede. «Una cosa è certa amico mio - commenterà poi con l’impiegato del Vaticano - non possiamo cercare le non professioniste e poi pretendere appuntamenti al volo come fossero escort». E quello risponde: «Verissimo». Il “Prof” non gradisce però quei tentennamenti. «Appena io ho cominciato a dare segno di voler chiudere i rapporti - ha ricostruito la giovane - si è impanicato. E ha iniziato a ricattarmi dicendo che aveva fatto un video. Mi ha mandato la foto della cartella del suo pc col video dentro. Mi ha detto che se avessi avuto un’ultima notte con lui lo avrebbe cancellato». La ragazza gli crede e comincia a vivere col terrore: «La sua camera era piena di telecamere, computer, tutte puntate sul letto». Ha paura teme.
«Sapeva che frequentavo il quarto ginnasio. E anche se all’inizio gli avevo detto di avere 18 anni, lui mi tranquillizzava dicendo che ne avrei potuti avere anche sedici, che non sarebbe stato reato. Ma non era vero. Allora io gli ho detto che ne avevo 16 e allora ha tentato di negare tutto. Se mi denunci ti rovino. Ti trascinerò io in tribunale, altroché», mi diceva’’. L’arresto a marzo. Poi i domiciliari, chiesti e ottenuti dal legale di fiducia Marco Zaccaria. La sentenza del gip Andrea Fanelli, però, in linea con le richieste della procura, non concede sconti all’informatico. Per il pm Verdi l’uomo aveva tentato con le “buone maniere” di avviare la ragazzina, sotto il suo stretto controllo, verso la prostituzione. E peggio l’ha terrorizzata col ricatto di esporla al pubblico ludibrio e alla gogna mediatica attraverso video dei loro incontri.