Lotta alla violenza di genere, arrivano le lezioni in classe: ​da settembre anche i ragazzi saliranno in cattedra

Il piano del ministro Valditara: cambio di passo dopo gli ultimi episodi in Sicilia e Campania

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ieri in Campania
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ieri in Campania
di Andrea Bulleri
Lunedì 28 Agosto 2023, 00:49 - Ultimo agg. 11:03
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Il piano scatterà nelle prossime settimane. Stando alla roadmap del ministero dell’Istruzione e del Merito, subito dopo l’inizio del nuovo anno scolastico, quando in tutti gli istituti secondari di secondo grado (licei, istituti tecnici e professionali) arriverà una circolare che illustrerà le linee guida del ministro Giuseppe Valditara. Obiettivo: portare il tema dell’educazione al genere e della lotta agli abusi tra i banchi di scuola. Non soltanto nella settimana del 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne, ma fin da subito, dal suono della prima campanella. E farlo con un approccio finora poco battuto: facendo sì che siano i ragazzi stessi a “salire in cattedra”.

Il progetto


Al dicastero di viale Trastevere l’allarme è scattato dopo i casi di Palermo e Caivano. Anche per questo il titolare dell’Istruzione ha deciso di imprimere il cambio di passo. Raccogliendo un appello arrivato da insegnanti, psicologi, magistrati e funzionari di pubblica sicurezza: per combattere le violenze di genere, dallo stupro al revenge porn, inasprire le norme del codice penale non basta. Bisogna agire (anche) nel campo della formazione. Perché i ragazzi abbiano ben chiaro, fin da adolescenti, che ogni comportamento che riguarda la sfera sessuale non può prescindere da due parole d’ordine: consenso e rispetto. E che, in caso contrario, le conseguenze possono essere molto serie.
Necessità condivisa da tutto il governo, al punto che anche il numero uno del Viminale, Matteo Piantedosi, ieri ha ribadito che gli ultimi episodi di stupro non chiamano in causa solo la sicurezza, ma pongono anche un problema culturale, «che coinvolge l’educazione dei ragazzi».

Ecco perché Valditara ha deciso di spingere sull’acceleratore. E dopo una serie di riunioni tecniche coi collaboratori, si è messo al lavoro. Il progetto, i cui dettagli verranno messi a punto nei prossimi giorni – di qui all’inizio dell’anno scolastico – prevede che in classe si facciano lezioni di “educazione alla sessualità”. Da intendere come corsi di formazione specifica sulla parità di genere, il rispetto dell’altro sesso e contrasto a ogni residuo di «machismo e maschilismo». Un percorso che, come ha chiarito il ministro coi tecnici, dovrà approdare in classe già a settembre, perché non c’è tempo da perdere. E dovrà protrarsi almeno fino alla giornata contro la violenza sulle donne. 


Il progetto dovrebbe riguardare le scuole secondarie di secondo grado (licei, istituti tecnici e professionali insomma). Da chiarire se saranno interessate solo le ultime classi, o se verranno coinvolti anche gli studenti di primo e secondo anno. In ogni caso, il ministro ha già definito le linee guida del documento che verrà recapitato a tutti i presidi. A cominciare dalla modalità delle lezioni. Che potranno essere tenute sì da esperti del settore (psicologi, rappresentanti di associazioni in difesa delle vittime di violenza, avvocati), ma che dovranno prevedere un forte coinvolgimento degli studenti. «I ragazzi devono essere parte attiva del percorso», ha messo in chiaro Valditara. Che pensa a un modello finora poco sperimentato nelle classi italiane: quello della “peer education”, l’educazione tra pari. A tenere la lezione, in pratica, saranno gli stessi studenti, divisi in gruppi. Ogni gruppo dovrà approfondire un certo aspetto della violenza di genere. Ad esempio: alcuni si occuperanno dei reati e delle conseguenze penali, altri dei femminicidi, altri ancora analizzeranno il tema delle violenze da un punto di vista storico o sociologico (anche in base alle materie di indirizzo della scuola in questione).


Il vantaggio di questo approccio? Duplice: da un lato responsabilizza gli studenti che devono tenere la lezione. Dall’altro mantiene alta la soglia di attenzione in classe, visto che gli argomenti vengono spiegati in modo diretto e comprensibile.


A fianco di questi spazi “autogestiti” verranno previsti anche interventi di addetti ai lavori. Che chiariscano non solo le conseguenze che un atto di violenza fisica o psicologica comporta per la vittima, ma anche le implicazioni penali di quelle azioni. Più evidenti – almeno in teoria – per reati come lo stupro, spesso meno conosciuti per quanto riguarda altri comportamenti: dalle molestie al revenge porn, fino alla condivisione sui social di filmati a sfondo sessuale senza il consenso delle persone interessate, o che coinvolgano minori. Ultimo, ma non meno importante, non mancheranno approfondimenti sull’importanza di denunciare, perché i colpevoli non restino impuniti.
 

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