Salerno, Coscioni sospeso per un anno. Il gip: «Comportamento delinquenziale»

Dure le parole del gip di Salerno: ha pensato di salvaguardare la sua carriera e non le condizioni del paziente

Enrico Coscioni
Enrico Coscioni
di Petronilla Carillo
Giovedì 7 Marzo 2024, 07:15 - Ultimo agg. 14:57
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Per dodici mesi non potrà esercitare l’attività medica perché, nel corso di un delicato intervento al cuore di un paziente, avrebbe agito, nonostante la previsione dell’evento morte, con «colpa cosciente violando le regole dell’ars medica e falsificando nelle carte cliniche, il mancato ritrovamento di una garza di otto centimetri». Garza dimenticata nel cuore dell’uomo poi deceduto, Umberto Maddolo. Destinatario del provvedimento, richiesto dalla procura di Salerno e accolta dal gip Piero Indinnimeo, è Enrico Coscioni, direttore del Dipartimento di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, presidente dell’Agenas (organo tecnico scientifico del Servizio sanitario nazionale) e consigliere del governatore della Campania Vincenzo De Luca.

La procura, retta dal procuratore Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, aveva chiesto per il professore di cardiochirurgia l’arresto in regime domiciliare, richiesta non accolta dal gip il quale ha ritenuto che la sola interdizione avrebbe impedito al medico il reiterare di comportamenti illeciti e di inquinare le prove. Non accolta neanche la richiesta di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio (l’incarico Agenas) in quanto «la genesi della condotta e l’assenza del pericolo di inquinamento probatorio non appare incidere in questa sua funzione». Contro quest’ultima decisione la procura di Salerno si è riservata di proporre appello. Assieme a Coscioni interdetti anche i medici della sua equipe: nove mesi a carico di Gerardo Del Negro (cardiochirurgo) e Pietro Toigo (anestesista); sei mesi per Francesco Pirozzi (cardiochirurgo) e Aniello Puca (chirurgo vascolare).

Il gip usa comunque parole molto forti per definire Coscioni (per il quale comunque riconosce la sussistenza delle esigenze cautelari come per alcuni degli altri indagati) in particolare per la sua personalità in quanto «ha anteposto a qualsiasi attività utile al salvataggio del paziente la necessità di non pregiudicare se stesso e la sua carriera». Una tendenza che il gip definisce «delinquenziale».


Sono quattro i profili di responsabilità che riconosciuti a carico di Coscioni e della sua equipe. Innanzitutto le modalità di preparazione dell’intervento al quale viene sottoposto Maddolo (morto il 20 dicembre del 2021); quindi le scelte relativamente all’esecuzione dell’intervento; le modalità di esecuzione dello stesso, con riferimento anche all’aver lasciato nel cuore del paziente un lembo di garza; infine la gestione dell’evento critico che ha poi causato il decesso. Basti pensare che, al figlio che attendeva fuori alla sala operatoria, fu semplicemente detto che «la mattia è esplosa» mentre ancora si cercava la garza. Il paziente, in pratica, doveva avere la sostituzione valvolare aortica e una rivascolarizzazione coronarica a seguito di infarto del miocardio acuto.

Contravvenendo alle linee guida del settore, Coscioni non convocò l’«heart team» che avrebbe dovuto prevedere le complicanze derivanti dall’intervento. Così, quando in sala operatoria i medici si resero conto di una estesa calcificazione dell’aorta e, secondo quanto rilevato dalla procura con l’aiuto dei periti, questo avrebbe dovuto comportare la sospensione dell’intervento, Coscioni decise di proseguire e fu dimenticato nel ventricolo sinistro un lembo di garza di 8 centimetri che, con il passare del tempo comportò una ostruzione delle vene, finendo nell’aorta addominale. Di questa garza l’equipe ne era consapevole ma nonostante tutto Coscioni decise di trasferirlo in Rianimazione. Trasferimento non previsto da protocollo in circostanze come questa. Di qui l’ultimo profilo di responsabilità: quando il paziente fu portato in Rianimazione non fu fatta menzione del mancato ritrovamento della garza. Sull’inchiesta giudiziaria Enrico Coscioni, dichiara di essere «sorpreso ed amareggiato del provvedimento interdittivo» quindi di «attendere di avere copia dell’incartamento processuale per comprendere appieno la vicenda; dopodiché mi presenterò nel più breve tempo possibile al gip per fornire tutti gli elementi a mia discolpa». E infine: «Resto fiducioso nella magistratura essendo convinto di poter chiarire completamente la correttezza del mio operato».

Dura la posizione di Fratelli d’Italia. In una nota i parlamentari Antonio Iannone ed Imma Vietri anticipano di voler presentare una interrogazione al ministro della Salute per capire «se sussistano i presupposti per sospendere o rimuovere il dottore Coscioni dall’incarico all’Agenas». Ricorda invece quanto accaduto alla torre cardiologia di Salerno, il consigliere regionale della Lega Aurelio Tommasetti per il quale: «un’eccellenza del Ruggi, che per decenni ha fatto scuola in tutta Italia, è stata sdoppiata prima e demolita poi per far posto a Coscioni, fedelissimo del governatore De Luca. Lo scorso anno il professor Severino Iesu e la sua intera equipe sono stati praticamente messi alla porta, vedendosi costretti a portare altrove le loro professionalità». Più garantista Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia, per il quale la vicenda di Coscioni «non ha nulla a che fare con la politica», ricordando come «le dimissioni da presidente dell’Agenas è una scelta che attiene alla sua sensibilità» e che comunque «non conviene a nessuno lasciare l’agenzia in uno stato di incertezza». «Non ne facciamo una battaglia politica», avverte Martusciello.

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